Daisy Coleman, 23 anni, attivista, fondatrice di una associazione, la SafeBAE, che difende i teenager dagli abusi sessuali, è morta suicida a Denver. La ragazza, che a 14 anni aveva subìto uno stupro e aveva affrontato per anni episodi di bullismo online, è stata protagonista nel 2016 di un documentario di Netflix dal titolo Audrie e Daisy, nel quale si ripercorreva la sua storia spiegando come Daisy abbia dovuto combattere a lungo contro l’odio e la diffidenza di una comunità che faticava a stare dalla sua parte.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=H1DUFZ4Fnd8&feature=emb_logoIl documentario, oltre a concentrarsi su Daisy, seguiva anche la storia di Audrie Pott, morta suicida 10 giorni dopo aver subìto una violenza sessuale nel 2012, in California. È per questo che Daisy si è sempre battuta per tutelare i giovani con un’associazione fondata proprio per questo scopo. A dare la notizia della sua scomparsa è stata la madre Melinda Coleman attraverso un post su Facebook: «Era la mia migliore amica e una figlia fantastica. Non si è mai ripresa da quello che quei ragazzi le hanno fatto e non è giusto. La mia bambina non c’è più».
Secondo Melinda, Daisy si sarebbe tolta la vita martedì sera. «Forse le ho fatto credere che avrei potuto vivere senza di lei, ma non è così. Avrei voluto farmi carico io del suo dolore». La violenza sessuale Daisy la subisce nel gennaio del 2012 durante una festa in casa nel Missouri: aveva 14 anni e nessuno è mai stato condannato. Per la famiglia Coleman è un duro colpo: nel 2019, un anno prima del suicidio di Daisy, suo fratello minore è rimasto ucciso in un incidente d’auto.