BEIRUT. «Per un attimo ho pensato che un aereo si fosse schiantato sull’hotel, come l’attentato delle Torri Gemelle. Con la prima esplosione sono finita a terra, con la seconda è crollato tutto. Ora stiamo scappando, per strada sembra sia scoppiata la guerra».
Eleonora Carrai, padovana di 29 anni, trapiantata a Milano dove organizza eventi, si trovava a Beirut con il marito libanese Anas Riachi. Dovevano rimanere lì un mese in vacanza. Alloggiavano in un albergo nella zona del porto.
Dove vi trovavate, precisamente?
«Eravamo nella nostra stanza al dodicesimo piano dell’hotel Phoenicia, un cinque stelle».
Cos’è successo?
«Erano le 18.10, avevo appena guardato l’orologio. Ero stesa sul divano. Improvvisamente abbiamo sentito una esplosione e un tremore molto simile al terremoto».
A quel punto cosa avete fatto?
«Ci siamo guardati increduli. Pochi istanti dopo un’altra esplosione, entrambi siamo finiti a terra. Soffitto e mobili sono crollati. Io mi sono messa a cercare Bella, la nostra cagnolina chiwawa. Temevo fosse morta sotto i calcinacci, invece si era riparata sotto il letto. Siamo riusciti a uscire a fatica dalla stanza, non capivamo neanche più dove fosse la porta per uscire».
Siete feriti?
«Abbiamo tagli sulle ginocchia e sui piedi, perché abbiamo dovuto gattonare in mezzo ai cocci di vetro delle finestre rotte per riuscire a lasciare l’hotel».
Cosa vi ha spaventato di più?
«La gente era accalcata sulle scale dell’albergo, per un momento ho pensato che non saremmo mai riusciti a uscirne vivi. Poi, una volta fuori, temevamo altre esplosioni. Non sapere da dove viene il pericolo è una sensazione terribile».
Ora cosa farete?
«Ci stiamo muovendo verso Zahle, città dell’entroterra, a 53 chilometri da Beirut. In condizioni normali si raggiunge un’ora. Ma stavolta proprio non so». —
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L'audio integrale della testimonianza
