SANTA MARIA A MONTE. Erano centinaia i clienti del centro olistico di Santa Maria a Monte finito al centro di un’indagine dei carabinieri per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Lo studio Serenity Zen è chiuso ormai da più di un anno dopo che uno degli indagati, Giuseppe Salvadori, aveva disdetto il contratto del fondo da lui preso in locazione, lungo la provinciale Francesca a Montecalvoli. Grazie agli annunci pubblicati sul web, lo studio in cui lavoravano cinque massaggiatrici si era costruito una vasta clientela.
Tra l’altro decine e decine di clienti sono stati sentiti a sommarie informazioni testimoniali dai carabinieri della compagnia di San Miniato, impegnati a ricostruire il giro d’affari del centro e anche la reale attività delle estetiste-massaggiatrici, specializzate, secondo le accuse, in trattamenti ben diversi da quelli prettamente estetici o di bellezza.
L’altra mattina i militari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Gip di Pisa a carico del 36enne di Castelfranco di Sotto e di due donne, rispettivamente di anni 38 e 48, Barbara Biagetti ed Elisa Sbranti Pagliazzi , residenti nel comune di Cascina. La misura è arrivata a distanza di molti mesi dalla chiusura dello studio di Montecalvoli e dopo che le due donne, stando alle accuse, hanno trasferito l’attività nel comprensorio del Cuoio. Uno studio è stato individuato dai carabinieri a San Miniato nella zona dell’interporto ma ce ne sarebbe un altro, aperto con una regolare associazione, a Santa Croce sull’Arno.
Nei prossimi giorni si svolgerà l’interrogatorio di garanzia dei tre indagati. L’avvocato Maria Stella Iacomini di Pontedera difende Salvadori che, fin dai momenti successivi all’arresto, ha respinto ogni responsabilità nel “giro” dei massaggi hard. «Il mio assistito – spiega l’avvocato – è rimasto colpito dal contenuto dell’ordinanza impositiva. Lui non era a conoscenza della tipologia delle prestazioni eseguite dalle estetiste-massaggiatrici che lavoravano nel centro. Sapeva che avevano subaffitato gli spazi, come succede nei saloni dei parrucchieri».
Salvadori aveva preso in affitto il fondo per aprirci una sua attività che poi non è iniziata. Conosceva una delle due donne ora indagate con lui che si sarebbe offerta di aiutarlo a pagare l’affitto, utilizzando una parte degli spazi per effettuare massaggi rilassanti. Ma poi il rapporto di collaborazione si sarebbe incrinato. Anche perché il centro era frequentato solo ed esclusivamente da uomini. A quel punto Salvadori avrebbe deciso di uscire da quella situazione. Troppo tardi per evitare i guai. Mentre il centro chiudeva, i carabinieri consegnavano la prima informativa alla Procura.