I tifosi della Reggiana entrarono sul terreno di gioco dopo il rigore scandalo: sconto di pena rispetto ai decreti penali
Jacopo Della Porta
REGGIO EMILIA
Ci sono eventi destinati ad essere ricordati per sempre dalle tifoserie. La notte di Siena del 3 giugno 2018, ritorno dei quarti dei playoff, è uno di quelli per il popolo granata. Dopo il rigore concesso ai padroni di casa nel recupero del secondo tempo per un fallo di mano inesistente, successe di tutto, in campo e sugli spalti. A fine gara gli ultrà granata fecero invasione di campo, facendo poi ritorno sugli spalti senza che fossero commessi atti di violenza.
Da allora sono piovute decine di Daspo (provvedimento amministrativo che impedisce l’accesso alle manifestazioni sportive) e denunce.
Ieri 19 tifosi, tutti assistiti dall’avvocato Annalisa Bassi (tranne uno, difeso da Alessio Fornaciari) sono stati processati a Siena. Dieci rispondevano di superamento di recinzione (reato previsto dalla legge del 1989 sulle manifestazioni sportive). Mentre agli altri era contestato anche il fatto di essersi coperti il volto (legge a tutela dell’ordine pubblico del 1975).
In precedenza i tifosi erano stati raggiunti da decreti penali di condanna (emessi dal giudice su richiesta del pm senza udienza preliminare e dibattito, come prevede questo procedimento speciale)
I decreti prevedevano ammende di 10.500 euro in sostituzione dell’arresto di 4 mesi per chi aveva scavalcato la recinzione. Mentre per chi si era anche coperto il volto l’ammenda era di 11mila euro in sostituzione di una condanna di 4 mesi e 15 giorni di arresto. L’aspetto pecuniario ha preoccupato non poco i reggiani, anche perché la pena non era sospesa e veniva subito previsto un piano di pagamento a rate. Logicamente i tifosi hanno fatto tutti opposizione e ieri si sono svolte le udienze, che i due legali hanno tenuto da remoto nei propri studi attraverso il sistema Teams di Microsoft.
Il “secondo round” è andato meglio. Otto imputati sono stati assolti: tre perché i fatti erano di particolare tenuità e gli altri cinque perché il fatto non sussiste. Undici sono stati condannati ma hanno ottenuto pene più lievi e soprattutto sospese. Cinque, che rispondevano solo dell’invasione, hanno rimediato 2 mesi e 500 euro di multa, i restanti sei imputati 5 mesi e sempre 500 euro di multa.
Nel corso dell’udienza i legali hanno sostenuto che la condotta degli imputati non sia stata violenta e hanno messo in dubbio i riconoscimenti e la qualità delle immagini.
Per quanto riguarda i cinque assolti perché il fatto non sussiste, l’avvocato Bassi chiederà la revoca del Daspo. I tre assolti per tenuità del fatto non avevano ricevuto alcun provvedimento amministrativo. —
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