Siamo arrivati alla data fatidica del 29 maggio 2020, giorno il cui bollettino della Protezione Civile dirà molto su cosa si potrà fare a partire da mercoledì 3 giugno, in special modo per ciò che concerne gli spostamenti regionali e si profila l’idea inedita di una quarantena breve. I dati degli ultimi 2 giorni, mercoledì 27 e giovedì 28 maggio, sono stati piuttosto significativi in quanto hanno denotato che un problema Lombardia esiste ancora, visto che è da lì che proviene più della metà dei casi positivi che si registrano ogni giorno. E questo potrebbe guastare i sogni di una riapertura generalizzata dei confini regionali italiani.
In ogni caso oggi pomeriggio ci saranno i dati e verranno valutati in base al fattore Rt. Poi seguirà l’incontro tra governo e Regioni e infine la decisione ufficiale, che dovrebbe essere comunicata nella giornata di sabato 30 maggio. Dovrebbe essere stata messa da parte l’ipotesi di una riapertura a scaglioni, con alcune Regioni che partiranno prima e altre (poche, quelle più a rischio) che dovrebbero ripartire 1 o 2 settimane più tardi. Il governo centrale sarebbe invece più propenso a una riapertura omogenea, il che farebbe storcere il naso a molte regioni del sud che da diversi giorni registrano zero contagi. È dunque possibile che si riaprirà 5 giorni dopo rispetto al 3 giugno, quindi via libera dall’8 giugno, ma con le necessarie misure di prudenza e cautela e soprattutto con una chiara, immediata e tempestiva comunicazione tra regioni e governo centrale per frenare l’emergere e lo sviluppo di eventuali nuovi focolai.
Non ci sarà dunque alcun passaporto sanitario, come voluto dalla Sardegna e che ha innervosito alcune personalità politiche del Nord, nonché il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, che ha ricordato come questa idea violi la Costituzione. Possibile invece lo scenario di una quarantena breve, non estesa a 14 giorni dunque, ma che duri almeno 4-5 giorni per chi varca i confini di alcune zone specifiche. Certo è che qualora la quarantena breve dovesse diventare ufficiale, questa verrebbe applicata anche ai turisti stranieri, bypassando così l’idea originaria di un accesso libero a tutti indiscriminatamente e senza quarantena. Ciò sarebbe tuttavia deleterio per il turismo, rischiando di complicare il futuro a un settore già in ginocchio.
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