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ACCERCHIATI DALLE ANTENNE, BOMBARDATI DALLE RADIOFREQUENZE: MA IL 5G FA BENE O FA MALE?

ACCERCHIATI DALLE ANTENNE, BOMBARDATI DALLE RADIOFREQUENZE: MA IL 5G FA BENE O FA MALE?

Quante onde elettromagnetiche può assorbire il corpo umano prima di avere conseguenze nocive? Ecco casa dicono li scienziati.


Ci mostriamo preoccupati per gli effetti che le onde elettromagnetiche potrebbero avere sulla nostra salute, ma se la connessione ai social network non è perfetta anche negli angoli più sperduti del mondo siamo i primi a lamentarci. La questione delle radiofrequenze (in cui viviamo immersi) è sempre più attuale. Specie con l'imminente arrivo del 5G, la nuova generazione della telefonia mobile. Che da un lato porterà servizi e benefici senza precedenti (vedere la prima puntata di questo speciale), ma dall'altro preoccupa perché aumenta il parco di antenne che vediamo sopra i tetti delle case nelle nostre città. Dobbiamo essere preoccupati quindi? Il nostro corpo è in grado di assorbire tutte le onde elettromagnetiche che vengono irradiate nell'etere? Va ricordato che non ci sono solo le antenne dei cellulari. Oggi viviamo anche accerchiati da router e antenne wifi.

Facciamo un po' di chiarezza

In realtà negli ultimi trent'anni le potenze irradiate nell'etere sono diminuite, ma sono decuplicate le fonti che le irradiano. Tra radio, televisioni, satelliti, telefonia, trasmissioni dati civili (banche, centrali energetiche, controllo del territorio, finanche il riconoscimento dei prodotti nei magazzini), i sistemi di comunicazione basati sull'emissione di onde radio sono ovunque. Le radio frequenze (potenzialmente pericolose) da cui siamo bombardati sono definite «ionizzanti». A chi non non è un tecnico delle telecomunicazioni, semplificando una materia molto complessa, possiamo dire che le onde ionizzanti sono radio frequenze che trasferiscono una quantità di energia tale da riuscire a modificare la struttura della materia che viene colpita. Il problema sta nel fatto che non esiste una soglia netta oltre la quale possiamo dire con certezza, e per ogni essere vivente, che le onde radio comincino a "fare male". Facciamo un esempio: ci sono frequenze che, prese a piccole dosi, consentono utilizzi medicali ormai irrinunciabili, come le radiazioni X e γ (gamma), che vengono usate in ospedale per fare una radiografia. Hanno frequenze altissime che causano danni importanti sull'uomo se ci si espone per tempi prolungati, ma hanno una utilità sociale altissima se le si usa nel modo appropriato. Le onde utilizzate per le radiocomunicazioni sono infinitamente più basse, quasi dieci ordini di grandezza in meno. Se immaginiamo le onde nell'aria intorno a noi rappresentate su un lungo foglio di carta, scendendo da quelle «ionizzanti» verso le «non ionizzanti» troviamo in mezzo raggi ultravioletti, le frequenze dello spettro del visibile il cui ricevitore è il nostro occhio (i colori hanno tutti lunghezze d'onda differenti), quindi troviamo l'infrarosso e infine le frequenze radio più alte come quella utilizzata dal 5G, ovvero quella dei 26GHz, che insieme a quella dei 3,7 Ghz e dei 0,7GHz costituiscono la porzione di spettro elettromagnetico nel quale il sistema di telecomunicazioni funziona. Per fare un esempio che dia l'idea di che cosa parliamo, il WiFi funziona a 2,4GHz (molto più basso quindi del 5G) e i telefoni a 4G usano alcuni canali nelle bande dei 2,1GHz e 2,6GHz, mentre il 3G e le generazioni precedenti di telefoni cellulari utilizzavano canali a 800 e 900 Mhz, quindi frequenze sempre più basse.

Antenne 5G Getty Images/iStockphoto


Dobbiamo stare tranquilli quindi? Purtroppo no.

La legge italiana pone un limite molto severo alla quantità massima e al tempo massimo di esposizione alle onde radio, qualsiasi esse siano: l'unità di misura è il volt/metro, il massimo autorizzato è 6. Ma questa soglia viene considerata soltanto riferita a una sorgente. Quindi ogni antenna basta che stia dentro i parametri ed è a posto con la legge. Ma l'arrivo di più emissioni, ovvero l'aumento dei canali, di fatto aumenta anche la quantità totale di energia elettromagnetica dentro la quale viviamo. Così la preoccupazione dei più sensibili al problema sta nel fatto che le fonti di emissione si moltiplicheranno e che il livello globale dei campi elettromagnetici nei quali saremo immersi 24 ore su 24 sarà sempre quello massimo. Tra i motivi di questo allarmismo c'è il 5G che non si occuperà solo di far funzionare meglio i nostri smartphone, ma collegherà tra loro una infinità di altre apparecchiature creando una rete di oggetti che dialogano in rete, auto, elettrodomestici, indumenti, scaffali del supermercato, tutti saranno presto dotati di un modulo di connessione 5G che trasmette informazioni su radiofrequenze.

Niente effetto forno a mico-onde, ma...

A onor del vero gli studi sull'immersione costante delle persone in campi elettromagnetici tipo questi hanno finora dato risultati poco preoccupanti, ma è anche vero che gli studi indipendenti, ovvero non interessati ad assolvere le radiofrequenze, ne esistono pochi. E quelli più severi al proposito, come le campagne condotte negli ultimi anni presso le università di Oxford e NewYork, hanno mostrato che se esiste una tendenza maggiore ad assorbire radiofrequenza da parte di soggetti umani sovrappeso e di sesso femminile, la penetrazione delle onde radio del 5G nel corpo si arresta entro i due millimetri sotto la pelle. Niente effetto «forno a microonde» quindi, ma un riscaldamento dei tessuti tenendo il telefono (di generazione 3G) molto vicino alla pelle è stato ampiamente dimostrato. Perché, dunque con il 5G non si avrebbero effetti peggiori? Innanzi tutto perché i nuovi telefonini dal punto di vista della potenza irradiata saranno più deboli, e poi perché ogni lunghezza d'onda ha caratteristiche di propagazione differenti, non a caso i forni a microonde lavorano con potente elevatissime rispetto ai telefoni (3-4 ordini di grandezza superiori), usando però la frequenza che mette maggiormente in risonanza le molecole dell'acqua, che quindi si scaldano assorbendo energia. Dunque più che la maggior frequenza contano intensità e tempo di esposizione, come la normativa di protezione per i lavoratori esposti impone (in primis i radiologi, ma anche piloti di aereo, operatori radar eccetera).

Ecco perché sarà fondamentale capire in quale livello globale di esposizione ai campi elettromagnetici ci troveremo, sapendo, per esempio, che per far spazio al 5G sono state spente le emissioni televisive sulla banda dei 700 Mhz, quindi riducendo la quantità totale di energia nell'etere, e verranno spente progressivamente le reti obsolete come il 2G e il 3G. Queste ultime, tuttavia, saranno le ultime a sparire. Per le loro caratteristiche di capillarità a copertura del territorio, infatti, risultano ancora utilissime laddove l'orografia del territorio renderebbe la vita difficile al nuovo sistema 5G, e sono ancora usate per i pagamenti mobili (Pos), per le comunicazioni voce per cui sono state create (il 4G è stato creato principalmente per i dati), e ora il suo successore per l'internet delle cose. E se oggi usiamo il 3G soltanto quando il 4G non funziona, lo stesso accadrà per il passaggio alla nuova tecnologia, ovvero manterremo il 4G come riserva del 5G.

L'arrivo del 5G non spegnerà tutte le altre antenne.

Ci sarà un periodo (anche abbastanza lungo) in cui quelle del 5G dovranno convivere con quelle delle generazioni precedenti (3G e 4G) quindi le onde radio a cui saremo sottoposti saranno la somma di 3G, 4G e 5G. Soltanto tra qualche anno sapremo se ci saranno stati effetti nocivi. E il tutto a prescindere da eventuali sentenze, come quelle risarcitorie che negli Usa e in altre nazioni hanno portato a condanne di operatori e costruttori per aver provocato la formazione di tumori in persone che tenevano il telefono per ore accanto al volto.

Cosa fanno le frequenze 5G al corpo umano

Tra gli studi che si occupano di stabilire se la radiofrequenza del 5G possa nuocere alla salute c'è il gruppo di lavoro australiano dell'università di Swinborne guidato dal professore inglese Andrew Wood del dipartimento di Salute e scienze mediche. I suoi ricercatori sono stati più volte citati in diversi articoli apparsi su Nature e su altre pubblicazioni scientifiche. A rendere lo studio interessante è il fatto che questi scienziati hanno evidenziato che il principale effetto biologico delle radiazioni elettromagnetiche dei telefoni cellulari sia l'aumento della temperatura dei tessuti limitrofi all'irradiazione. Spiega Wood: «Ci sono anche preoccupazioni sul fatto che potrebbero esserci effetti meno evidenti, come i collegamenti tra l'esposizione a lungo termine e alcuni tipi di cancro, ma mentre ci sono alcune prove provenienti da studi epidemiologici condotti sugli animali, questi rimangono controversi se si parla di esseri umani».

Alle stesse conclusioni sono giunti i loro colleghi americani del NYU Polytechnic School of Engineering di Brooklyn (NY), con lo studio The Human Body and Millimeter-Wave Wireless Communication Systems: Interactions and Implications, dedicato proprio agli effetti sul corpo umano delle onde millimetriche usate per la telefonia.

Emntrambi i gruppi di lavoro spiegano che la tecnologia mobile 5G promette un aumento di dieci volte delle velocità di trasmissione dei dati rispetto alle attuali reti 4G, che si otterrà utilizzando una frequenza di trasmissione più elevata e una banda più larga. Gli effetti fisiologici della radiazione elettromagnetica cambiano con la frequenza, quindi l'avvento del 5G ha innescato un'importante revisione internazionale delle pertinenti linee guida sulla sicurezza delle radiazioni, per le quali è stato concordato che non vi sono dati sufficienti per una valutazione significativa del rischio per la salute. Wood, come anche i suoi colleghi americani, dichiarano che con l'aumentare della frequenza la profondità di penetrazione nei tessuti biologici diminuisce, quindi la pelle e gli occhi, anziché il cervello, diventano gli organi più sensibili al 5G, ma è difficile ricreare situazioni pericolose poiché fortunatamente i livelli di potenza coinvolti nelle telecomunicazioni mobili e wireless sono estremamente bassi, il che, al massimo, produce aumenti di temperatura nei tessuti di pochi decimi di grado. Quindi raccogliere prove non ambigue su cambiamenti biologici è molto difficile. Studiare gli effetti della radiofrequenza sulle cellule umane è complesso poiché ogni banda ha caratteristiche proprie, ma mentre per i raggi X c'è stato tempo per comprendere i fenomeni associati al loro utilizzo, per le bande più basse usate in telefonia e connettività manca ancora esperienza, in quanto è stata cambiata più volte la tecnologia usata.

Da 4G e 5G, le differenze dei campi elettromagnetici su salute e ambiente

In particolare, se le antenne delle postazioni fisse della telefonia cellulare di vecchia generazione irradiavano l'energia in modo relativamente direzionale, le antenne 5G, per garantire copertura capillare, dovranno concentrarla in modo preciso creando lobi di radiazione (cioè la distribuzione di energia nello spazio) dalla forma più stretta e precisa per tutte e tre le bande radio utilizzate, consentendo in caso di spostamento del telefonino (se siamo in auto per esempio), un rapidissimo passaggio tra le celle. Tecnicamente si chiama Beam-forming e con le tre bande a disposizione consente ciò che le ultime generazioni di telefoni non potevano fare, ovvero l'invio e la ricezione simultanea di pacchetti di informazioni (dati per navigazione e dati per la voce), in pratica quello che in passato si chiamava full-duplex (su una banda si riceve mentre sull'altra si trasmette).

Queste tecniche non sono nuove, lo è invece la prospettiva del loro utilizzo massivo e continuo, quindi se da un lato si possono prevedere alcune conseguenze (consumi elettrici, richiesta di postazioni per nuove antenne), dall'altra non abbiamo ancora idea di quali possano essere le conseguenze su ambiente ed esseri viventi. Certamente una richiesta maggiore di energia elettrica non aiuta l'ambiente, e se fino a oggi i gas serra derivanti dalle telecomunicazioni (tutte) erano soltanto il 2% del totale, quale aumento sarà causato dal 5G è difficile calcolarlo, anche perché non è noto quanta riduzione di uso avremo sul 4G e su altre tecnologie esistenti.

Ovviamente se chiediamo agli ingegneri come sarà la situazione delle infrastrutture fisse, questi ci diranno che le micro celle potrebbero essere alimentate a energia solare, tuttavia sappiamo che per disporre di un servizio 24 ore su 24 ogni giorno dell'anno, anche quando piove o nevica per una settimana quando c'è poco soleggiamento si dovrà ricorrere alla rete elettrica. Inoltre più antenne significano più manutenzione, più spostamenti per controllare la rete e quindi più lavoro ma anche più consumi. Aumenterà anche la richiesta di metalli pregiati (litio, cobalto, grafite), la cui estrazione non è tra i processi ritenuti sostenibili sia per le condizioni in cui divengono disponibili all'industria elettronica, sia perché alla fine del ciclo vita dei prodotti elettronici di questi materiali si ricicla pochissimo. Sempre l'università australiana sostiene che un moderno telefonino dichiarato obsoleto nell'arco di tre anni richieda circa 50 kg di CO2 in fase di produzione e circa 45 kg di anidride carbonica in energia consumata durante la vita utile, ossia in totale quanto 600 km percorsi con un'autovettura media.

Proliferare di antenne

Il 5G richiederà quindi più energia elettrica dei sistemi precedenti sia in quanto standard per l'internet delle cose (secondo le stime dei produttori ci saranno 25 miliardi di nuovi dispositivi 5G nel prossimo decennio), sia perché le piccole celle necessarie per il corretto funzionamento della rete implicano la loro proliferazione e quindi necessità di continua alimentazione. Se attualmente in una città troviamo una cella telefonica ogni 1,5 km lineari, nel caso del 5G le troveremo ogni 250-300 metri. Significa che in una città come Roma, con colli e urbanizzazione stretta, ne serviranno quasi 1,5 milioni, e oltre tre milioni a New York. Purtroppo è prevedibile che il 5G avrà un impatto importante sugli ecosistemi naturali più delicati. Le onde radio millimetriche utilizzate per questa tecnologia non sono mai state usate su tale scala prima d'ora. Mentre è una favola che possano favorire pandemie come quella del Covid19, è invece possibile che disturbino alcune specie di uccelli. In uno studio del Center for Environment and Vocational Studies dell'Università del Punjab (Pakistan), i ricercatori hanno osservato che dopo l'esposizione alle radiazioni di una torre cellulare per soli 5-30 minuti, le uova di passeri erano alterate. Dunque sarà importante verificare che così tante piccole celle telefoniche situate laddove in tutte le aree in cui vivono gli uccelli potrebbero far sì che intere popolazioni di uccelli presentino mutazioni che minacciano la sopravvivenza della loro popolazione. Inoltre, uno studio condotto in Spagna ha mostrato che l'allevamento, la nidificazione e il posatoio sono stati influenzati negativamente dalle radiazioni a microonde emesse da una torre cellulare. Sono in corso anche studi per valutare se la presenza di questi campi elettromagnetici siano o meno pericolosi per gli insetti, a cominciare dalle api. Nulla, se non un'evidenza rapida e clamorosa, potrà fermare la diffusione delle reti 5G, ma è già evidente che queste cambiano il modo in cui la tecnologia e l'ambiente interagiscono. Ecco perché alcuni governi, consapevoli di tutto questo, procedono più lentamente con la diffusione delle installazioni. E sebbene non sia realistico pensare che il 5G non diventi il nuovo standard, è necessario sapere che alcuni effetti negativi prima o poi appariranno.

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