"Quando tutti i giorni diventano uguali, non ci si accorge delle cose belle che accadono ogni qualvolta il sole attraversa il cielo". Diamo a Paolo Coelho quel che è di Coelho, ma giriamo la proposta ai nostri calciatori. Forse ora non tutti i giorni saranno uguali, forse qualcuno avrà riscoperto il bello: giocare, allenarsi, la sensazione dell'agonismo. I calciatori possono ritrovare il loro sole, e pazienza se sia più meno cocente: da ora pomeridiana o semiserale. Il calcio che si vuol ritrovare non può fermarsi a questo. Nella indisponente girandola di pareri e contro pareri circa la ripresa del pallone, i calciatori hanno giocato un ruolo inizialmente marginale. Ora hanno levato le creste, smorzato i sorrisi, allungato, com'è giusto, le loro preoccupazioni: talvolta ammantate di un fanciullesco senso del capriccio.
Giocatori e sindacato sono partiti proponendo la più elementare obiezione a prova di Trumpiano trend: prima la salute. Niente da dire. Poi ci siamo accorti che, per salute, si intendeva anche: prima mettiamo a punto il problema stipendi. Eppure qui si parlava di un mese più o un mese in meno: però giocarsela tra stipendi spalmati e stipendi tagliati li ha fatti innervosire. Ora è vero che il calcio riprenderà il cammino solo per interesse economico, non certo sportivo, però un minimo di decenza pensando a chi non tira fine mese o deve chiudere bottega: suvvia, quello si! Di recente Gastaldello, il capitano del Brescia, dove fra l'altro gioca il re degli svogliati (leggi Balotelli) ha elencato le ragioni che fanno mettere il muso alla categoria. Eccole, grati per la chiarezza: "Finire il campionato è una forzatura. Giocare alle 16,30 o alle 17 è una cosa scandalosa: troppo caldo. Sugli stipendi non siamo stati interpellati: c'è confusione. I playoff? Nemmeno per sogno, si andrebbe a modificare il regolamento. Giocando ora si rischia di rovinare il prossimo campionato e la preparazione della nazionale per gli europei". Conclusione: "Non siamo macchine". Ineccepibile la sintesi, meno alcune valutazioni. Per un paio di mesi si può giocare alle 17: le partite non saranno tutte a quell'ora. Ulivieri ha sostenuto, anzi, che a mezzanotte sarebbe peggio vista la scarsa preparazione atletica: meglio i ritmi blandi per evitare infortuni. Non dimentichiamo che i calciatori si sono rifiutati di fare un lungo ritiro ad uso e consumo della salute. Curioso vero? E se gli stipendi corressero Ogni problema finirebbe nell'oblio? La lingua batte, dove il portafoglio duole.