Carola Rackete contro tutti. Stavolta la capitana attacca direttamente l’Europa. Nella sua audizione davanti alla commissione libertà civili dell’Europarlamento, rilanciata anche su Twitter, tuona: «Ho ricevuto molta attenzione non voluta. Inviti, premi da parte di diversi paesi Europei ed Istituzioni. Tutto dopo essere entrata nel porto di Lampedusa. Ma dove eravate quando noi eravamo lì a chiedere […]
L'articolo Strasburgo, Carola Rackete ci attacca e gli eurodeputati applaudono. Salvini: «Vergogna» sembra essere il primo su Secolo d'Italia.
Carola Rackete contro tutti. Stavolta la capitana attacca direttamente l’Europa. Nella sua audizione davanti alla commissione libertà civili dell’Europarlamento, rilanciata anche su Twitter, tuona: «Ho ricevuto molta attenzione non voluta. Inviti, premi da parte di diversi paesi Europei ed Istituzioni. Tutto dopo essere entrata nel porto di Lampedusa. Ma dove eravate quando noi eravamo lì a chiedere aiuto attraverso tutti i possibili canali legali, mediatici e diplomatici?».
La comandante accusa tutti. Ce l’ha con tutti. Quegli stessi a cui nei giorni passati in mare aperto prima di forzare il blocco ed entrare nel porto di Lampedusa, infischiandosene del divieto, Carola Rackete ha chiesto aiuto. Appelli rimasti inascoltati: da Malta, che si è limitata a ignorarla. Da Bruxelles, a cui l’attivista tedesca al timone della Sea Watch aveva chiesto di intercedere diplomaticamente con il Viminale. Come pure da Parigi, a cui aveva reclamato l’approdo nel porto di Marsiglia. Eventualità che Macron non ha neppure preso in considerazione, evitando persino di rispondere alla capitana. E oggi lei, glaciale come sempre, non dimentica e non perdona. Oggi, Carola, nella sua audizione all’Europarlamento, punta l’indice contro Ue e Italia in particolare, santificando solo il suo ruolo e il suo operato. Tanto da arrivare demagogicamente a dire: «Non ho salvato la vita di migranti o rifugiati, ho salvato vite umane». Aggiungendo a stretto giro: «E mentre l’omissione di soccorso e i respingimenti per procura sono diventati una pratica istituzionalizzata, il dovere di salvare è stato criminalizzato».
Niente e nessuno ha contribuito ad ammorbidire la sua posizione polemica e recriminatoria. Neppure la standing ovation che l’Assemblea le ha riservato al suo ingresso, ospitandola proprio nel giorno dei migranti e in occasione della commemorazione della strage del 2013 a Lampedusa. Niente da fare: Carola Rackete non ha fatto sconti all’Ue a cui si è rivolta con un interrogativo che dire accusatorio è dire poco: «Ma dove eravate quando noi eravamo lì a chiedere aiuto attraverso tutti i possibili canali legali, dei media e diplomatici?».
L’applauso degli europarlamentari non è piaciuto a Matteo Salvini che, appresa la notizia della standing ovation riservata a Carola Rackete, ha commentato: «Non mi sognerei mai di applaudire una comandante che, dopo aver aspettato deliberatamente 15 giorni al largo di Lampedusa per scaricare a tutti i costi degli immigrati in Italia, ha addirittura speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a rischio la vita delle donne e degli uomini in divisa. Provo pena, imbarazzo e vergogna per chi ha applaudito Carola Rackete a Bruxelles. L’omaggio alla comandante della SeaWatch3 è un’offesa all’Italia», ha quindi concluso il leader della Lega, ricordando che «nessuno ha ancora smentito la notizia dei tre presunti torturatori di immigrati caricati da Carola e scaricati nel nostro Paese. Cioè in quell’Europa dove qualcuno batte le mani alle Ong».
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