L’orso M49 è in fuga tra i boschi della Marzola. L’animale è stato avvistato alle 9.29 di martedì da una fototrappola che lo ha immortalato mentre si aggira tra la vegetazione dopo essere riuscito a oltrepassare il recinto del Casteller, in Trentino, dove era stato rinchiuso in seguito alla cattura avvenuta nella notte tra domenica e lunedì. In zona si è subito portato il personale forestale attivato immediatamente dopo l’evento per assicurare monitoraggio, presidio territoriale e informazione.
Intanto l’Associazione nazionale dei medici veterinari italiani bollando le operazioni di cattura come “precipitose” e “fallimentari”: “Qualunque spiegazione si vorrà dare sulle dinamiche dell’accaduto, si è trattato di clamoroso insuccesso tecnico”, ha spiegato il presidente Marco Melosi, che sottolinea almeno tre errori che evidenziano “la mancanza di un protocollo di cattura corretto” e di “una regia veterinaria specializzata”.
In primis, la motivazione per cui è stato deciso, dopo la prima cattura, di non effettuare l’anestesia sull’orso, ovvero il fatto che ‘l’animale era in salute’: “In genere – spiega il presidente Anmvi in una nota – le condizioni di salute non sono ostative”. Inoltre, precisa, “non si capisce perché sia stata presa la decisione di togliere il radio collare, rendendolo irrintracciabile”. Infine, le procedure di recinzione: “Non sembra vi sia stata sufficiente cautela per assicurare l’animale all’interno dell’area del Casteller”.
Non è il primo caso che la fuga di un animale selvatico e potenzialmente pericoloso come l’orso, “non viene gestita secondo protocollo e senza competenze specifiche di sedazione e gestione sanitaria e comportamentale”. I medici veterinari specializzati nella cattura di plantigradi seguono un protocollo collaudato in decine di azioni di recupero di orsi nei Paesi dell’Est Europa, “in grado di garantire il massimo controllo degli animali durante tutte le fasi e il loro benessere pre e post recupero”. Ma questo spesso non avviene nel nostro Paese. “In Italia – conclude Melosi – la gestione della fauna selvatica continua ad essere improntata ad un barbaro dispregio delle competenze, che va sotto la propagandistica definizione di azioni concrete”.
La caccia a M49 intanto pone il problema della gestione in caso di nuova cattura. Lunedì, infatti, si sono registrate forti tensioni tra il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, e il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Il governatore aveva annunciato che se si fosse avvicinato a zone abitate, i Forestali avrebbero potuto ucciderlo. Ma per Costa “il fatto che sia scappato dall’area attrezzata per ospitarlo non può giustificare un intervento che ne provochi la morte”.
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