Cala il sipario sul Mondiale femminile di calcio 2019, un’edizione che è già storia e che mira a cambiare il futuro del calcio femminile. La rassegna iridata, giunta all’ottava edizione, ha dimostrato l’ampio seguito di cui godono le ragazze (stadi sempre pieni, ascolti tv oltre ogni aspettativa, e non solo in Italia), nazionali che offrono un buon gioco, gruppi con grandi margini di miglioramento, Azzurre incluse, e stelle di prima grandezza che si sono imposte agli occhi del mondo. L’obiettivo è non disperdere la visibilità e l’interesse suscitato tra tifosi e opinione pubblica, tenendo a mente però un elemento su cui bisogna fare chiarezza: il calcio femminile non può e non deve essere paragonato al calcio maschile, perché così come avviene nel basket, con la pallavolo, nelle discipline dell’atletica leggera, nuoto e tennis, si tratta di due sport identici nella forma ma divergenti nella sostanza. Vediamo, quindi, cosa ci lascia Francia 2019 (e basta con i paragoni).

Le migliori sono sempre le statunitensi

Sette vittorie su sette incontri, nessuno come loro. Che bissano il successo di quattro anni fa in Canada, allungando la striscia positiva iridata: otto edizioni e mai peggio del terzo posto. Le americane sono di nuovo campioni, troppo forti per tutti, olandesi incluse, che in finale hanno retto per tutto il primo tempo (per la prima volta da inizio manifestazione gli Usa non hanno segnato nei primi quindici minuti di gara) per poi cedere al doppio colpo firmato Rapinoe-Lavelle, che firmano il quarto successo mondiale per la nazionale più avanti di tutte le altre. L’unica, finora, che negli ultimi tre anni ha generato entrate maggiori riguardo ai proventi ottenuti dalla vendita dei biglietti rispetto a colleghi maschili (solo statistica, niente confronti).

FIFA Women's World Cup France 2019"Women: Italy v The Netherlands"

Sara Gama, capitano e simbolo della Nazionale Italiana
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Le prime volte dell’Italia

L’eliminazione ai quarti di finale non ha scalfito il grande cammino delle Azzurre che, come auspicato in un tweet dopo il ko con l’Olanda, non hanno finito la propria corsa ma, anzi, devono ripartire da quanto mostrato in Francia per allargare gli orizzonti di un movimento che ha bisogno di atlete, strutture, sostegno e riconoscimenti dentro e fuori dal campo. Prima classificata in un girone di ferro con Australia e Brasile (numero 6 e 10 del ranking prima del Mondiale, con le azzurre più staccate al 15° posto), l’Italia ha dimostrato di poter giocare alla pari contro (quasi) ogni avversario, anche se alla lunga ha ceduto per mancanza di energia e, forse, poca abitudine a giocare partite da dentro e fuori. Poco male, però, perché dopo aver centrato per la prima volta i quarti di finale mondiali ed essere arrivate in prima serata su Rai Uno, adesso è ora di far svoltare il calcio femminile. E le potenzialità ci sono tutte.

Il record di Marta

Il soprannome «Pelé con la gonna» spiega bene la grandezza di Marta Vieira da Silva, meglio nota come Marta, asso della nazionale femminile brasiliana. Per lei parlano premi, numeri e primati: cinque volte nominata miglior giocatrice del mondo (dal 2006 al 2010) e con 111 reti in 130 presenze in Nazionale ha fatto meglio dello stesso Pelé. Icona fuori e dentro dal campo, al Mondiale femminile di calcio 2019 ha superato Miroslav Klose stabilendo con 17 centri (decisivo il rigore trasformato contro l’Italia nell’ultima gara del girone di qualificazione) il record di gol segnati nella competizione iridata. Ma Marta ha pure un altro primato difficilmente eguagliabile, perché a lei è dedicato lo stadio di Maceiò (capitale dell’Alagoas, siamo nel nord-est del Brasile): se mai vi troverete da quelle parti vale magari una visita lo Estadio Marta Vieira da Silva.

France v Brazil: Round Of 16 - 2019 FIFA Women's World Cup France

Marta, la 33enne brasiliana ha centrato il primato per numero di reti segnate ai Mondiali scavalcando con 17 gol Miroslav Klose
Martin Rose

La protesta anti Trump di Rapinoe

Megan Rapinoe è stata la catalizzatrice dell’attenzione dei tifosi. Stella di assoluta grandezza in campo, voce potente fuori, ha dominato sul prato verde e creato scompiglio con le sue prese di posizione. Con sei reti ha trascinato gli Usa alla conquista del titolo vincendo pure il premio per la miglior giocatrice della finale e del torneo in generale, nel corso del quale ha innescato una protesta contro Donald Trump. Non canta l’inno americano nel pre-partita, ha garantito che non andrà mai alla Casa Bianca per incontrare l’attuale presidente scatenandone l’ira: «Prima di parlare, finisci il lavoro», gli ha risposto Trump. E lei l’ha finito nel migliore dei modi.

Oltre a Trump, Rapinoe ha avuto parole di fuoco anche per la Fifa, colpevole di aver messo in calendario tre finali nello stesso giorno: Mondiale femminile, Coppa America e Gold Cup (con il Messico che in quest’ultimo caso ha battuto proprio gli Stati Uniti).

Women's Football World Cup - USA - Netherlands

Alex Morgan e Megan Rapinoe
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La polemica: le inglesi contro Alex Morgan

Compagna di avventure e grandi giocate della Rapione è Alex Morgan, capitano e altra stella di prima grandezza del calcio femminile. Capocannoniere del torneo con sei sigilli insieme all’inglese Ellen White e alla solita Rapinoe, la numero dieci americana ha affondato l’Inghilterra in seminale innescando una polemica per la sua esultanza dopo la rete decisiva, quando ha mimato la bevuta di una tazza da tè. Gli anglosassoni si sono subito risentiti per l’oltraggio al proprio rito tradizionale, ma a rasserenare gli animi è stata la stessa Morgan, che ha chiarito il suo intento e ricordato gesti meno signorili dei colleghi maschi (con riferimento Simeone e Cristiano Ronaldo in Juventus-Atletico Madrid).