La vita del cassonetto romano è davvero complicata. E, onore al merito, anche Repubblica, nelle cronache della Capitale, l’ha descritta con maestria. Noi del Secolo siamo invece andati direttamente ad intervistare, con tanta immaginazione, uno di questi protagonisti delle ordinarie giornate di monnezza della Città un tempo Eterna. Ne viene fuori il solito affresco sornione e anche un po’ triste. Romano pure lui, del resto. Per motivi di riservatezza, non vuole essere citato con il suo numero di matricola. Ma è facilmente riconoscibile, lo incontriamo tutti i giorni sotto casa, carico di immondizia. E si capisce che è abbastanza stufo si sentirsi indicato, osservato, fotografato, per le montagne di rifiuti che lo circondano.
Ti vedo triste, eppure sei quello che ha la responsabilità di tenere pulita Roma caput mundi. In fondo molto dipende proprio da te.
E certo, alla fine tocca sempre a me. Ma ti pare che debba ingoiare tutto io? Alla fine mi hanno scambiato per una discarica, tutto nella mia pancia, che sarà pure capiente, ma ‘sta vita nun se po’ fa. Vengono tutti, differenziati e non.
In effetti è da parecchio tempo che stai sulla breccia, stoicamente. Dovresti esserne fiero. Roma è in mano tua.
Ma ce sei venuto o te c’hanno mannato? Io sono stanco, stanco, stanco. Dovrebbero sostituirmi e invece nemmeno se ne parla. Loro litigano sulla monnezza, tanto che je frega, sempre qua ariveno.
Loro chi? Almeno tu hai il dovere della chiarezza.
E che, nun ce lo sai? Raggi e Zingaretti, i due compari, i politici che fanno come je pare. Pensa che il governatore, come lo chiamano, adesso si è messo in testa che dobbiamo essere ancora di più. Del resto, che gliene importa di chi lavora nelle nostre condizioni. Vuole che il Comune “assuma” altri cassonetti, non ha capito che la rottamazione ormai riguarda puro noiantri.
Chiaro, tu difendi il Campidoglio, che pure parla di complotto.
Maddechè. Si certo, ogni tanto qualcuno di noi va a fuoco, ma mica succede solo a Roma. In realtà chi ci brucia non ha capito nulla. Noi vogliamo andare in pensione e basta. Serve un termovalorizzatore per la nostra quota cento e intanto una discarica di servizio come reddito di cittadinanza…
Ma ci hai mai parlato con quelli del Comune e della Regione, hanno mai ascoltato le tue richieste?
Figurete. La Raggi è umida, Zingaretti scivoloso. Altrimenti non lo chiamerebbero Saponetta. In comune hanno entrambi che non ci conoscono, mandano le loro cameriere a rovesciare i rifiuti di casa. E poi ci stanno quelli che ci rovistano dentro. Ma basta, nun je la famo più e sono sicuro di parlare a nome di tutti i cassonetti di Roma. I gilet grigi.
In conclusione, che cosa pensi di fare? In fondo anche tu prendi uno stipendio, le imposte che versiamo noi.
Mi sento un ladro. Non riesco a fare il mio dovere, i cittadini pagano le tasse ma ‘a monnezza resta la’. E se i romani rifiutano di pagare la Tari manco la pensione ci spettera’.
L'articolo Intervista al cassonetto romano: “Voglio anna’ in pensione, ma nun so’ capaci” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.