I dati lasciano ben pochi dubbi: in tutto il mondo, indipendentemente dalle etnie e dalle culture, le donne tendono a vivere più a lungo degli uomini. In Italia, in particolare, l'aspettativa di vita sarebbe di 85 anni per l'universo femminile contro gli 80,6 anni per quello maschile. E non solo. A quanto pare anche il numero di anni mediamente trascorsi in salute sarebbe a favore del cosiddetto gentil sesso, 74,3 contro 72, stando ai più recenti studi certificati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Già, ma a cosa è dovuta questa differenza? Secondo il dottor Perminder Sachdev, professore di neuropsichiatria presso la University of New South Wales, in Australia, la ragione sarebbe duplice: da un lato, infatti, ci sarebbe lo zampino della biologia; dall'altro, invece, sarebbe questione di comportamenti. In un'intervista rilasciata al Time, infatti, l'esperto sottolinea come gli uomini, a livello internazionale, siano generalmente più abituati a fumare, bere in modo eccessivo e ad essere sovrappeso. Inoltre sarebbero più reticenti a consultare un dottore in caso di malattia, e anche dopo la diagnosi sarebbero comunque meno attenti a seguire il trattamento prescritto.

Al tutto, poi, si aggiunge una maggiore propensione al rischio, che potrebbe portare a eventi spiacevoli (e potenzialmente letali) come risse e incidenti d'auto. In questo caso un ruolo centrale potrebbe essere giocato anche dal testosterone, ormone maschile che – secondo alcuni studi – potrebbe avere a che fare con l'assunzione di comportamenti più rischiosi. Ma non è tutto. Se un legame diretto tra testosterone e problemi di salute dell'uomo non è mai stato pienamente dimostrato, è anche vero che al contrario è stato provato l'effetto positivo degli estrogeni sulla salute della donna. Questi ormoni femminili, infatti, giocano un ruolo fondamentale nei processi antiossidanti, come evidenziato in una ricerca del 2013 pubblicata sull'International Journal of Endocrinology, e sarebbero dunque in grado di prevenire quei danni al Dna che porterebbero poi alla formazione di gravi patologie.