I casi si susseguono, uno dietro l"altro. Numerosi. È la dura realtà contro cui devono fare i conti, ogni giorno, le forze dell"ordine italiane. Potremmo recuperare decine di eventi di cronaca, tutti diversi ma simili. Fatti che dimostrano, inequivocabilmente, come il lavoro di polizia e carabinieri contro violenti e balordi spesso rischia di essere invano. E che chi pesta un tutore dell"ordine il più delle volte riesce a farla franca. Tornando a piede libero dopo poche ore dall'arresto.Prendete il caso di Ferrara. Due immigrati, irregolari nel territorio italiano, vengono arrestati dai carabinieri in piena notte mentre stanno cercando di mettere a segno un raid punitivo contro una banda rivale di clandestini. I due stranieri reagiscono al fermo e pestano a suon di mazzate i militari. La trafila è sempre la stessa: manette, processo per direttissima, condanna o patteggiamento e poi liberi con la condizionale perché la pena inferta è inferiore ai due anni.Riavvolgendo il nastro finiamo a Pordenone. Qui un migrante del Burkina Faso ha aggredito un autista di bus e ha accoltellato un militare. Normale? No, ovviamente. Ma è ancora peggio se si pensa che il giovane straniero un mese fa era stato fermato, processato per direttissima, condannato a nove mesi per resistenza a pubblico ufficiale e subito scarcerato. Appena tornato in libertà ha affondato la lama nel corpo di un carabiniere. Non si poteva evitare?Forse sì. Peccato che la scena si ripeta sempre uguale come un fastidioso ritornello. A Napoli verso le ore 14.30 di ieri una pattuglia della Polizia Ferroviaria è intervenuta al binario 11 della stazione di Napoli Centrale per bloccare un immigrato molesto. Il 39enne marocchino appena ha visto le divise ha insultato gli agenti e poi si è avventato su di loro. Li ha colpiti con calci e pugni, poi con il suo zaino. Alla fine è stato arrestato per minacce, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. Uno dei due della Polfer ha subìto un trauma cranico, guaribile in cinque giorni. E il marocchino? Processato per direttissima, arresto convalidato e subito rimesso in libertà. Unico inciampo per lui non poter tornare a Napoli (ordine restrittivo che, ovviamente, non seguirà mai).Sempre a Napoli, tanto per gradire, un altro agente dello stesso compartimento della Polfer è stato aggredito a Salerno da un nigeriano di 30 anni, con precedenti per resistenza e violenza. Il poliziotto ha subito una lesione della cuffia dei rotatori con prognosi di venti giorni. Per ora il nigeriano è ancora in carcere. Ma se aveva precedenti, perché non era già dietro le sbarre?Matteo Salvini ha annunciato il pugno duro nei confronti di chi colpisce i tutori dell"ordine. Magari si riuscirà a trovare un modo per evitare che condannati per aggressioni e violenze se ne tornino subito a passeggiare allegramente per le città. La "certezza della pena" la chiedono a gran voce, da tempo, gli stessi poliziotti. Perché vedere vanificato il proprio lavoro è il danno oltre la beffa di essere stati feriti. Per Valter Mazzetti, Segretario Generale dell"Fsp Polizia di Stato, Federazione Sindacale di Polizia il paradosso burocrativo che produce tali ingiustizie è il frutto di "alchimie normative grazie alle quali chi delinque e viene fermato torna in strada ancor prima che gli appartenenti alle Forze dell"ordine abbiano completato il mare di documenti che devono seguire a un arresto".Gli agenti, in fondo, non chiedono molto. Sperano di ottenere un giorno un taser o lo spray al peperoncino perché è assurdo, spiega Mazzetti, che "non esista un modo intermedio tra le mani e la pistola per fermare un criminale". E poi servirebbero mandati operativi precisi e, ovviamente, la tanto agognata "certezza della pena". "Se la legge consente di procedere contro una persona, lasciare che il suo comportamento biasimevole non abbia conseguenze e che provvedimenti e sanzioni rimangano lettera morta è eccezionalmente grave - conclude Mazzetti - A farne le spese saranno ancora una volta gli appartenenti alle forze dell"ordine che continueranno ad arrestare e riarrestare gli stessi criminali". Che torneranno in libertà. Perché in Italia non basta pestare un poliziotto o un carabiniere per rimanere dietro le sbarre a lungo.