La cena è servita. La festa, i sorrisi, le canzoni, gli auguri, le foto, le danze, una certa allegria disinvolta, una complicità capricciosa, i riti di una vecchia famiglia patriarcale, come di un tempo sospeso sull’abisso che cerca le giuste cadenze per andare avanti. Poi la tragedia è servita. Ruvida e violenta, come una ghigliottina che cala improvvisa e si abbatte con fragore di urla. Un buco nero che tutto inghiotte e cancella. Una delle ferite più aguzze che ha …
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