LA REPUBBLICA (M. BERLINGUER) - « Questa è la pistola con cui si è ucciso mio padre. Anche lui l’aveva presa per far sentire più sicura la sua famiglia». Luca Di Barlolomei, figlio di Agostino , indimenticato capitano della Roma che si è tolto la vita nel ‘94, il Nino che non deve aver paura di tirare un calcio di rigore di Francesco De Gregori , vorrebbe parlare a quei 4 italiani su 10 che vorrebbero armarsi per sentirsi più sicuri, secondo i dati del Censis. Per questo ha postato su Facebook la foto di una Smith & Wesson 38 special , la stessa arma che ha ucciso il padre.
Cosa direbbe al 40 per cento di italiani che vorrebbero armarsi?
« Di andare su Internet una volta tanto per informarsi, di leggere numeri e statistiche. Di parlare con i Cocer, con le forze dell’ordine. Siamo invecchiati e sempre più soli. E abbiamo più paura. A farci sentire più protetti non sarà certo il fatto di avere una pistola. E anzi questo sarà pericoloso. Avremo più morti. Accidentali e non solo.
Può capitare a tutti un momento di depressione e aver un’arma può fare la differenza».
È successo così per suo padre?
« Un momento di obnubilamento può capitare a tutti, può succedere che il cervello vada in off. E magari chi è intorno a noi non si accorge in tempo di cosa stiamo provando. Basta poco. E non lo dico in quanto figlio di una vittima, lo dico pensando ai miei figli e a quelli di tutti. Pensiamoci. Soprattutto nella realtà che stiamo vivendo che ci vede sempre più soli e con lavori sempre più discontinui e precari. Una pistola non produce mai più sicurezza ma più guai. Anche se qualcuno speculando sulle paure ci spiega il contrario ».
Però il cosiddetto modello securitario ha convinto gli italiani.
« È stato un corto circuito. I delitti in quindici anni sono fortemente diminuiti ma la realtà dei fatti non ha avuto un peso. Qualcuno ci ha spaventati per poi proporci come salvarci, armandoci tutti ».