Inizia la settimana in cui l'Europa rischia di implodere. I capi di Stato e di governo di alcuni dei Paesi dell'Unione europea sono a Bruxelles dove cercano di trovare un difficile accordo per affrontare l'emergenza immigrazione prima del Consiglio europeo previsto per la prossima settimana. Un vertice resosi indispensabile a causa delle tensioni tra i Paesi membri e che difficilmente porterà a una soluzione, visto lo scontro tra Francia e Italia.A battere i pugni sul tavolo sono i Paesi del Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), che hanno messo in atto una politica di chiusura delle frontiere e che per questo hanno deciso di non partecipare alla riunione. E poi ci sono l'austri, ma soprattutto l'Italia. Fin dai primi giorni di governo, il premier Giuseppe Conte, ma soprattutto il ministro Matteo Salvini hanno intrapreso una linea dura nei confronti dell'Europa e della gestione del problema. La vicenda dell'Aquarius e quella della Lifeline - le navi delle Ong a cui è stato impedito l'attracco nei porti italiani -, sono in questo senso emblematici.E hanno portato soprattutto Emmanuel Macron allo scontro. Il presidente francese - che pur rappresenta un Paese non certo campione d'accoglienza - non ha risparmiato insulti e attacchi all'Italia. E ieri è arrivato a negare la crisi migratoria, sostenendo che le navi cariche di migranti devono andare nel porto sicuro più vicino (limitando quindi così di fatto gli sbarchi in Francia).E poco dopo è arrivato pure il neo premier spagnolo Pedro Sanchez che, dopo essersi "vantato" di aver accolto i migranti della Aquarius, ha accusato il governo italiano di essere egoista.In questo quadro pure Angela Merkel sembra in difficoltà. Al punto che alla prima minaccia dell'Italia - irritata dalle indiscrezioni sulla bozza che non tenevano conto degli sbarchi tanto quanto dei ricollocamenti - si è precipitata a chiamare Conte e ad assicurare che i giochi non erano già fatti."Un'intesa su alcuni capisaldi innovativi non è impossibile, benché sia difficile", dice oggi il ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi al Messaggero, "È ovvio che nessuna modifica legislativa può essere adottata fra cinque giorni, ma può essere fissata la linea d'indirizzo lungo la quale procedere".