Il segnale è arrivato dritto e forte. Con un'intervista a doppia pagina e titolone in prima su Repubblica, Luigi Di Maio è uscito allo scoperto proponendo al Pd di sotterrare l'ascia di guerra e di governare insieme nell'interesse del Paese. La mossa è arrivata dopo che il M5S ha incassato il "rifiuto" di Salvini, evidenziato dalla scelta del leader della Lega di salire al Colle, per il prossimo giro di consultazioni, insieme a Berlusconi e alla Meloni.Ma il Pd come reagisce? Intanto c'è da registrare una nota dell'ufficio stampa di Renzi. "L"articolo di Repubblica di oggi che parla di una svolta di Matteo Renzi sulla trattativa con i 5 stelle è completamente privo di fondamento". Si riferisce ad un altro articolo del quotidiano di Mario Calabresi, in cui si ipotizza lì'apertura alla trattativa da parte dell'ex leader del Pd, in cambio della rinuncia di Di Maio alla premiership. Tutto falso, fa sapere Renzi. Ma in politica, si sa, non sempre ciò che viene detto si fa (e viceversa), specie in una trattativa difficile e complessa come questa. In caso di impasse il Quirinale potrebbe spingere Di Maio ad accettare, obtorto collo, una collaborazione col Pd, che potrebbe avvenire solo dopo la rinuncia dei pentastellati alla poltrona (bollente) di presidente del Consiglio.Anche Renzi si fa sentire. "La politica italiana da un mese è ferma al chiacchiericcio, agli accordi, ai retroscena inventati - scrive su Facebook -. Noi lo avevamo detto: se non passa il referendum, torneremo agli accordi vecchio stile. E purtroppo è andata così. Parleremo di questo il 21 aprile, all"Assemblea del Pd". L'ex segretario sottolinea: noi l'avevamo detto che sarebbe andata a finire così.Il deputato democratico Michele Anzaldi rincara la dose, sottolineando che il titolo di Repubblica "è totalmente infondato e configura l'ennesimo tentativo di tirare per la giacchetta il Pd e ancor più grave di sfruttare il nome di Matteo Renzi. Sarebbe giusto nei confronti del Pd e degli italiani in questo momento delicato non inventare nulla e che i giornali si limitassero a dare notizie e non cercare di sostituirsi alla politica. Fa male al giornalismo e al Paese".