Brigitte Bardot cantante: i cinque brani indimenticabili

Quando si pensa a Brigitte Bardot, l’immaginario collettivo corre subito al cinema, alla bellezza che ha ridefinito l’erotismo europeo del dopoguerra, alla libertà dei costumi. Eppure, ridurre Bardot a icona visiva significa trascurare una parte essenziale del suo percorso artistico: la musica. La sua attività come cantante non fu un semplice corollario della fama cinematografica, ma un territorio di sperimentazione coerente con la sua personalità.

Bardot non nasce come cantante nel senso accademico del termine. La sua voce non è potente, né tecnicamente impeccabile, e proprio per questo risulta riconoscibile. È una voce fragile, talvolta sussurrata, apparentemente distante dalle grandi tradizioni vocali francesi. Ma in quella fragilità si cela una scelta estetica precisa: Bardot canta come parla, come vive, come si espone al mondo. La mancanza di virtuosismo diventa autenticità, un valore che negli anni Sessanta inizia a contare più della perfezione formale.

La Madrague

È la canzone-simbolo di Bardot. Intima, malinconica, quasi spoglia, racconta il legame con la sua casa e con un’idea di rifugio emotivo. La voce è fragile, parlata, profondamente personale. Qui Bardot non interpreta un personaggio: si racconta. È il manifesto della sua poetica musicale. Il titolo prende spunto da La Madrague, la casa dell’attrice sulla spiaggia di Saint Tropez. 

Je t’aime moi non plus

Registrata inizialmente con Bardot (ma pubblicata anni dopo), è centrale per comprendere la sua audacia artistica. Qui la voce diventa corpo sonoro, respiro, allusione erotica. Anche se la versione più famosa è con Jane Birkin, quella con Bardot resta la più radicale e controversa.

Bonnie and Clyde

Duetto iconico con Serge Gainsbourg, costruito come una ballata narrativa. Bardot non canta in senso tradizionale: recita, suggerisce, accompagna. Il brano fonde pop, letteratura e provocazione, diventando uno dei momenti più alti della canzone francese degli anni Sessanta.

Harley Davidson

Canzone-manifesto della libertà femminile anni Sessanta. Ritmo pulsante, testo minimale, immaginario ribelle. Bardot incarna un’idea di donna indipendente e nomade, anticipando tematiche che diventeranno centrali nel rock e nel pop successivi.

Contact

Brano meno noto ma fondamentale per il suo lato più sperimentale. Sensuale e disturbante, gioca con suoni, sussurri e ripetizioni. Dimostra come Bardot fosse parte attiva di una ricerca musicale moderna, non una semplice interprete.

Moi je joue

Associata al film Le Mépris, è una canzone apparentemente leggera, in realtà ambigua e ironica. Bardot gioca con la propria immagine pubblica, dimostrando autoconsapevolezza e distanza critica dal ruolo di sex symbol.