Matilde Villa sta continuando nel suo percorso. Alla Reyer Venezia, anno dopo anno, emerge sempre di più il talento sconfinato di una persona che, a vent’anni, ha già dato davvero tanto al basket femminile. Quel tanto che l’ha portata anche a essere scelta dalle Atlanta Dream al draft WNBA 2024. Il suo presente, però, è all’Umana. Quest’intervista è una testimonianza di consapevolezza e amore privo di confini per quella palla a spicchi che, a giugno, per lei sarà anche colorata d’azzurro.
Come senti che stia andando questa stagione?
“Penso che sia iniziata molto bene. Sono felice degli obiettivi che abbiamo raggiunto in questo girone di andata in Serie A1. L’obiettivo che ci eravamo poste era di arrivare prime e siamo riuscite nel nostro intento, anche se la stagione è ancora molto lunga. In Eurolega è la mia prima esperienza, e anche per molte di noi lo è. Sono molto felice di questo, penso che ci abbia dato l’opportunità di confrontarci con squadre tra le più forti che ci sono. Adesso dobbiamo cercare di passare il secondo girone, ma sono molto soddisfatta di quello che abbiamo fatto anche in Eurolega“.
Una Serie A1 nella quale il primo posto stava per arrivare con quasi tutte vittorie, poi è arrivata la sconfitta a Campobasso.
“Stava per essere percorso netto, poi abbiamo avuto questo incidente di percorso con Campobasso, una squadra che ci ha sempre messo molto in difficoltà, molto tosta, aggressiva, che mette molta intensità dall’inizio della partita. Abbiamo sofferto questa loro intensità, però al di là di questo siamo riuscite nel nostro intento di arrivare prime alla fine del girone di andata. Ci stanno dei piccoli alti e bassi in una stagione, soprattutto con tutti gli impegni che abbiamo“.
Come vedi la competitività del campionato in questo momento?
“Rispetto all’anno scorso anche la formula del campionato è molto diversa, perché purtroppo alcune squadre hanno dovuto abbandonare la Serie A1 e quindi ce ne sono di meno rispetto alla scorsa stagione. Penso però che ci sia comunque un buon livello. La classifica è un po’ diversificata, nel senso che ci sono delle squadre come noi, Schio, Geas, Campobasso che sono nella parte alta della classifica e poi ci sono quelle di metà come San Martino. Però penso sia comunque un buon campionato e che ci sia molta competitività“.
Eurolega: per adesso stagione abbastanza lineare della Reyer. Ora ci sarà bisogno di trovare almeno 3 vittorie sulle prossime 4?
“Assolutamente, se vogliamo passare il turno dobbiamo vincerne proprio 3 su 4. Ogni partita di Eurolega è molto tosta, dobbiamo scendere in campo con la giusta mentalità fin dal primo minuto e l’obiettivo è quello di riuscire a passare il secondo girone, quindi dobbiamo sicuramente cercare di portare a casa le partite contro Polkowice e quella contro Saragozza. E perché no, cercare di vincere anche contro il Fenerbahce, anche se è molto tosta. Noi non ci tiriamo mai indietro“.
(N.d.R. Questa domanda è stata effettuata alcuni giorni prima che le cose evolvessero in modo profondamente diverso. Il Polkowice, infatti, ha rinunciato a giocare le ultime quattro partite della seconda fase per problemi finanziari, cambiando completamente le carte in tavola sia per la qualificazione che per il calendario dell’Umana Reyer, che ora deve giocare due partite, contro Saragozza e Fenerbahce, e non più quattro)
Com’è stato per te l’impatto con l’Eurolega?
“Come me l’aspettavo. Mi aspettavo un grado di competizione e di fisicità molto alti, ed è quello che ho riscontrato. Sono molto felice che quest’anno ho avuto la possibilità di giocare in Eurolega. Penso che ci siano tante squadre molto forti, talentuose, con tanta esperienza, da cui poter imparare. Sono molto felice di questo salto che abbiamo fatto e spero che possiamo continuare a giocare più a lungo possibile in Eurolega“.
Anche in proiezione Europa sembra avervi dato un certo equilibrio l’ingresso sia di Smalls che di Stankovic.
“Il loro apporto è molto importante: sono giocatrici che venivano da stagioni passate in Eurolega, ci danno quell’esperienza e consapevolezza in più. Sia in allenamento che in partita il loro apporto è molto importante, ci danno quell’esperienza che ci mancava. Si sono integrate benissimo nel gruppo e penso che come giocatrici siano molto importanti per la squadra e ci aiutano molto“.
Tu cestisticamente a che punto ti senti?
“Devo ancora migliorare su un sacco di cose. Anche questo primo approccio con l’Eurolega me l’ha fatto capire maggiormente: ci sono certe partite in cui non penso di subire troppo la fisicità, ma vorrei arrivare a un punto in cui non la subisco per niente. Anche sulla visione di gioco le debolezze e i punti deboli sono amplificati quando vai a giocare contro squadre come Fenerbahce e Saragozza. Devo cercare di velocizzare la mia visione di gioco e vorrei migliorare su tutto, perché penso che non si smetta mai di migliorare e imparare. Mi sento a un punto in cui sono consapevole di quello che posso fare, ma sono soprattutto consapevole di quello che devo aggiungere al mio bagaglio“.
Il tutto nonostante tu stia comunque facendo una stagione molto costante nel rendimento. Peraltro contro il Fenerbahce, pur se con la sconfitta, hai forse giocato la miglior partita in Eurolega.
“Sono molto felice della mia prestazione contro il Fenerbahce, ovviamente lo sarei stata di più se si fosse conclusa con una vittoria. Penso che in generale sia stata una buona partita da parte di tutta la squadra e ci ha dato anche la consapevolezza che possiamo affrontare questo tipo di squadre e partite. Per il momento sono abbastanza soddisfatta del mio rendimento, voglio cercare di aiutare nel miglior modo la squadra durante le partite“.
Capitolo Nazionale: si sono giocate appena due partite nel 2024, ed è stato un punto un po’ a parte per quel che riguarda l’anno passato.
“Vestire la maglia della Nazionale è sempre un onore. L’anno scorso abbiamo fatto la finestra, contro la Grecia purtroppo non siamo riuscite a portarla a casa. Avevamo delle assenze importanti per infortuni e abbiamo sofferto anche lì la fisicità. Penso che siamo un buonissimo gruppo e che abbiamo degli obiettivi chiari, vorremmo cercare di arrivare più pronte possibile per l’impegno di quest’estate“.
Europei che peraltro avranno Bologna come prima tappa del cammino. Non in un palasport qualsiasi, ma al PalaDozza, che quando è pieno sa come farsi sentire.
“Questa è anche la cosa bella della prima fase degli Europei, perché si giocherà in Italia. Si spera che ci sarà tutto il supporto, quello di Bologna è un palazzetto molto importante. Spererei di andare lì a giocare e vedere il PalaDozza pieno per supportarci“.
Quest’anno sei finita dentro lo stesso draft di Caitlin Clark.
“E’ avvenuto in modo un po’ inaspettato: essere selezionata nello stesso draft di Caitlin Clark mi ha fatto piacere, nel senso che adesso lei è un po’ l’icona del basket, è la persona che ha rivoluzionato di più il movimento negli ultimi anni. Sono molto felice di essere stata scelta al draft e adesso vorrei, nei prossimi anni, cercare di andare lì a provare a fare quest’esperienza, che penso sia una grandissima opportunità, e vedere se riesco a stare anche nel palcoscenico WNBA“.
Quanto si percepisce il cambiamento che ha generato Caitlin Clark in fatto di basket femminile?
“Quello che ha fatto Caitlin Clark è molto importante, perché gli spettatori all’interno delle arene sono cresciuti notevolmente. Questo penso sia un passo avanti per il mondo del basket femminile, perché penso lei abbia dato quello che tutte noi ci auguriamo, che è essere viste e considerate. Il suo modo di giocare è spettacolare, penso tutto ciò sia venuto di conseguenza. Spero che questo sia solo il primo passo“.
Da Atlanta quanto si fanno sentire?
“Ci siamo sentiti. Sicuramente per quest’estate dobbiamo ancora vedere tutti gli impegni che ci saranno, in primis la Nazionale maggiore. Sarà un po’ difficile andare a giocare in WNBA, ma è ancora tutto da valutare a fine anno insieme ad Atlanta, e vedere quali sono le migliori opzioni“.
Fra l’altro in WNBA la situazione è cambiata parecchio nella considerazione di pause e non pause, il che ha provocato un certo numero di attriti e situazioni varie negli ultimi anni.
“Noi giocatrici pensiamo sempre a fare il meglio, chiaro che il calendario è molto fitto con molti impegni. Ci sono giocatrici che giocano sia in Europa che in WNBA e rischiano di non fermarsi mai, ma non penso spetti a me giudicare queste situazioni, io mi focalizzo sul giocare“.
Rimanendo negli USA, tua sorella Eleonora sta facendo molto bene a Washington State.
“Ormai è al secondo anno lì, sta facendo la sua esperienza e sta migliorando a 360° tutto il suo bagaglio come giocatrice. Penso che le stia facendo molto bene. Sono molto felice della sua scelta e di come sta andando: sta facendo molto bene, non potrei essere più felice per lei“.
Quanto vi sentite?
“Cerchiamo di farlo ogni giorno. A volte è un po’ difficile per via delle ore di fuso orario tra me e lei. Non sempre è possibile per il modo in cui è organizzata la giornata, però siamo sempre le fan l’una dell’altra. Lei cerca di guardare sempre le mie partite e io le sue. Anche se a distanza siamo sempre molto vicine“.
Che impressione hai di cosa ti racconta lei della vita negli States?
“Sicuramente la sua vita è molto diversa da quella che faccio io a Venezia. A volte invidio un po’ l’esperienza che sta facendo: essere lì al college è un’esperienza di vita, anche soltanto imparare la lingua così bene (alla fine sei obbligata a parlare 24 ore su 24 in inglese). Poi penso che la vita del college sia bellissima, ogni volta che me la descrive penso che sia anche molto difficile. Si svegliano sempre alle 5, fanno allenamento, vanno nelle classi, studiano, poi altro allenamento, però sono molto felice di sentirla felice. Sono fiera della sua scelta“.
Alle 5 noi comuni mortali finiamo stecchiti sul colpo…
“Esatto! Io alle 5 sono lì a dormire, vedo i suoi messaggi e dico ‘sei pazza?’” (Ride, ndr).
Come sei cambiata dagli anni di Costa Masnaga a quelli di Venezia?
“Da Costa a Venezia è stato un grande salto. Ho scelto di trasferirmi da Costa, che era la mia zona di confort, la mia seconda casa, a Venezia perché avevo voglia di mettermi in gioco e volevo vedere se tutto quello che avevo imparato a Costa sarebbe stato sufficiente per affrontare questa sfida. Sono cresciuta molto sia come giocatrice che a livello umano: a Venezia è stata la mia prima esperienza fuori casa in cui dovevo cercare di essere autonoma e indipendente. Ovviamente ho avuto sempre tutto l’aiuto di cui avevo bisogno dalle compagne e dallo staff, penso di essere cresciuta molto, ma di essere rimasta comunque la solita ragazza spensierata e solare a cui piace giocare a basket“.
Hai ammesso di avere sempre qualche momento di ansia, ma è come se l’entusiasmo riesca sempre a superarla.
“Assolutamente. Sono sempre stata fin da piccola una ragazza che vive un po’ tutto con l’ansia, però cerca sempre di non farsi sopraffare. Infatti, quando entro in campo e gioco, questa se ne va subito via. Emerge la passione per il gioco, l’entusiasmo. Mi concentro soltanto sul gioco e cerco di vivermelo nel miglior modo possibile. Voglio godermi la partita e il gioco“.
Come ti vedi nel futuro?
“Bella domanda! Mi vedo con una palla da basket in mano, è quello che mi piace fare e sto costruendo durante gli anni. Spero soltanto di essere felice e di giocare a basket“.