IVREA. Sarebbero una cinquantina i senza fissa dimora nel Comune di Ivrea, secondo un monitoraggio che sta portando avanti la stessa amministrazione comunale su impulso della Prefettura. I dati sono ancora in fase di elaborazione, potrebbero esserci dei doppi conteggi, ma il numero resta comunque significativo.
Si tratta di persone che, spesso, fanno di tutto per scomparire dalla nostra visuale. Cercano di arrabattarsi, non vivono sempre in strada: a volte passano le notti in auto, nei dormitori, a casa di un amico, altre trovano riparo occupando delle proprietà private abbandonate. Da Casa Molinario al silos di via Castiglia, dall’ex preventorio in zona lago San Michele fino alla casa del custode dell’ex Valcalcino. Spiega la vice sindaca Patrizia Dal Santo, che sta affrontando in prima persona l’emergenza abitativa da ogni angolazione: «Parliamo di gravi forme di marginalità. Persone che hanno problemi di dipendenze o problemi psichiatrici. Sono spesso anche difficili da avvicinare. E quando si riesce bisogna tenere insieme anche l’approccio di tipo psichiatrico».
La torre nel bosco
Ultimamente è stato individuato un uomo che vive in una torre bianca, nel bosco tra Ivrea e Banchette, a due passi dal fiume. Una costruzione nascosta in cima a un sentiero che s’inerpica nella boscaglia. Incontriamo i volontari dell’Unità di strada del comitato locale di Croce Rossa di Ivrea già sulle sue tracce, nel pomeriggio del 6 gennaio.
In quel momento nella torre bianca lui non c’è, ci sono però le sue coperte e i chiari segni che quella torre è abitata. «È passato anche dal nostro dormitorio - spiega Fiorenzo Bianco, direttore della Caritas eporediese -, ma quando gli abbiamo chiesto se avesse bisogno di qualcosa ci ha risposto: “Un paio di scarpe”. E se ne è andato».
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L’incendio divampato sabato 7 dicembre in Caritas ha privato Ivrea di un punto importante per l’accoglienza dei senzatetto. Tuttavia, chi cercava un posto dove essere ricollocato lo ha trovato: tra l’ex Casa di Abramo (oggi Circoli virtuosi) e i dormitori di Torino e Aosta, alcuni ospiti sono stati redistribuiti.
L’unità di strada
«Il problema degli invisibili, è che hanno una capacità di nascondersi impressionante», spiega Katia Braghin, delegata tecnica al sociale di Cri Ivrea. La Cri per il secondo anno di fila sta organizzando il progetto dell’Unità di strada, come a Torino e nelle grandi città, il servizio che cerca di portare un po’ di calore nella notte dei senza tetto. «Lo scorso anno - racconta ancora Braghin - uscivamo il sabato, quest’anno il venerdì dalle 20.30 alle 23. Poi se c’è una chiamata particolare, lo facciamo anche delle estemporanee, come nel caso dell’uomo che vive nella torre bianca. Il numero a cui è possibile segnalare le persone in difficoltà è lo 0125418177. Risponde una segreteria, ma se si lascia un messaggio si viene ricontattati dopo poco tempo. Offriamo i primi generi di conforto: alimenti, igiene, coperte. E poi l’indicazione dei dormitori: attualmente indirizziamo tutti a Torino. Dopo l’incendio alla Caritas, infatti, non ci sono più posti letto in città. Il nostro giro comprende la stazione, anche il parcheggio sotto il Movicentro dove spesso riescono a nascondersi e si fanno chiudere dentro. Poi, i portici di piazza Ottinetti. Fino a prima di Natale, c’erano una decina di persone che incontravamo, ora sono circa 6-7. Ma ovviamente, sono molti di più. Noi nelle aree private non mettiamo piede».
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«Dormitorio in un immobile comunale»
Una situazione che la vice sindaca Dal Santo sta affrontando. L’ultima riunione con le associazioni e il consorzio Inrete è stata poco prima di Natale. «I numeri sono più consistenti di quelli che ci aspettavamo - precisa-. Proprio per questo stiamo valutando se costituire un altro dormitorio in un immobile di proprietà comunale. Il problema è che la gestione non può essere nostra, non abbiamo le forze di una grande città. A Biella, però, c’è un modello simile gestito da una rete di associazioni».