SAN GIORGIO CANAVESE. Il Registro italiano delle dimore storiche di eccellenza si occupa della tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e architettonico delle migliori magioni d’Italia nel campo del turismo e dell’organizzazione degli eventi. Per entrare nel Registro bisogna superare un rigoroso protocollo che include dai 40 ai 100 controlli di qualità. E solo cinque richieste su 100 superano le difficili selezioni. Nel 2024 è toccato alla Tenuta Fontecuore di San Giorgio Canavese, dove Maria Luisa Monticelli e Stefano Desderi hanno iniziato nel 2007 guidati dalla loro passione e seguendo la stella delle tradizioni locali.
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RADICI NELLA STORIA
Fontecuore è una tenuta biologica certificata di oltre 15 ettari con vigne in prevalenza di erbaluce e di nebbiolo ed essenze rare che compongono il parco della biodiversità nella zona di Misobolo a San Giorgio Canavese estesa a Cuceglio, Montalenghe, Torre Canavese e Vialfrè in cui è incastonata una cascina le cui fondamenta risalgono all’undicesimo secolo. «Abbiamo impiegato molti anni per fare un restauro conservativo dell’edificio utilizzando tutti materiali naturali – spiega Maria Luisa Monticelli –. Per esempio i muri e tutti i colori sono stati fatti a calce naturale. Per i pavimenti abbiamo utilizzato la pietra di Pont Canavese e abbiamo cercato di recuperare gli infissi originali. Un nostro motivo di orgoglio è soprattutto quello di avere recuperato tutti gli affreschi originali». Bisogna però fare un passo indietro e ricordare cosa era stato l’edificio della tenuta prima di questo impegnativo restauro. E a questo punto Maria Luisa Monticelli condivide il suo ricordo più prezioso: «Intorno agli anni 1925-1930 questo casolare era stato abitato dalla mia famiglia d’origine e mia madre è nata in queste stanze». Tanta pazienza per aspettare che l’immobile fosse in vendita e alla fine l’attesa è stata ripagata fino ad arrivare all’agognata corona d’argento del Registro italiano delle dimore storiche. «Avere raggiunto questo traguardo – osserva – vuol dire che possiamo proporre delle attività eno-turistiche con dei vini biologici di pregio e fornendo una elevata qualità del servizio. L’offerta sarà dedicata per esempio alle aziende a cui proporremo degli eventi da fare nella nostra tenuta. E poi grande attenzione al pubblico proponendo degli incontri di carattere artistico e letterario».
PASSIONE ERBALUCE
Ma Fontecuore non è solo una dimora storica; è anche e soprattutto un’azienda vinicola che produce bottiglie di alta qualità. Anche in questo caso lo sguardo è rivolto alla tradizione. Si trova il classico Erbaluce nelle sue versioni spumante metodo classico millesimato e Erbaluce di Caluso Docg fino ad arrivare all’utilizzo del vitigno nebbiolo e alle uve antiche rare moreniche. Stefano Desderi è l’altra metà dell’azienda ed è arrivato al vino dopo una brillante carriera come dirigente del settore commerciale di alcune multinazionali. «Sono approdato in Canavese per puro caso circa 20 anni fa – racconta – . Ho conosciuto Maria Luisa, ci siamo sposati. E la passione del vino mi ha sempre accompagnato, trasmessa in particolare dai miei nonni. Uno di loro aveva a Torino una vineria importante. Nel tempo libero mi rifugiavo in questo locale e rimanevo affascinato dai racconti sui personaggi che si incontravano come per esempio i giocatori del grande Torino. E poi si passavano giornate intere in mezzo alle vigne della mia famiglia. E quindi questa passione, nata sin da bambino, mi ha accompagnato per tutta la vita». E una volta capito che il suo vero lavoro non era quello di dirigente d’azienda, ma era quello di vigneron insieme all’incontro con Maria Luisa fanno sì che Stefano inizi la sua seconda vita. È nel 2010 che si realizza il sogno della tenuta Fontecuore. «In questo triennio è partita la nostra attività – spiega Maria Luisa – ed è uscita la nostra prima etichetta. Abbiamo iniziato a vinificare utilizzando l’attività biologica». Si punta molto su questa metodologia di coltivazione. E non poteva essere altrimenti. «Io sono una psicoterapeuta – aggiunge –. Aiuto le persone a stare bene ed è stato doveroso entrare in un settore che fosse naturale».
BIOLOGICO? CERTO CHE Sì
Ma cosa comporta la coltivazione biologica? Una strategia aziendale impegnativa che impone rigore e tradizione. L’agricoltura biologica obbliga ad una presenza costante in vigna ed una conoscenza certosina dell’evoluzione della natura. «Sostanzialmente biologico si traduce in attività che praticavano i nostri nonni – sottolinea Stefano –. Per combattere le malattie che possono colpire le piante si usano solo prodotti previsti dal disciplinare biologico che detta le regole per utilizzare dei prodotti tipici come per esempio il rame, lo zolfo. Noi poi in particolare utilizziamo delle alghe e degli olii essenziali di arancio. Questi prodotti vengono chiamati di copertura perché si posizionano sulle foglie e non entrano nel sistema linfatico della pianta. In definitiva con questo sistema si fa sviluppare un sistema autoimmune per cui la pianta stessa verrà messa nelle condizioni di reagire naturalmente agli attacchi parassitari e alle malattie fungine».
IL PASSATO CHE AIUTA
Le esperienze passate sono state importanti per Stefano Desderi e Maria Luisa Monticelli, che continua la sua delicata professione di psicoterapeuta. Stefano Desderi si porta dietro tantissimo del suo lavoro: «Venticinque anni di azienda, occupandomi prevalentemente di marketing e del settore commerciale, mi hanno insegnato a creare una rete distributiva e a gestire un cliente. E nel mondo del vino, un mondo ancora tradizionale, l’esperienza che ho maturato mi è servita tantissimo nel definire le politiche di vendita e il posizionamento nel mercato». Quindi tradizione e innovazione, uno sguardo nel passato per la cura delle piante insieme a strategie modernissime di marketing. «La mia infanzia ha influito molto su questa che è diventata una scelta di vita – dice Maria Luisa – . Ci sono le vigne del nonno, gli alambicchi che erano della mia famiglia e il fatto di essere qui radicata è stato sicuramente importante. E la ricerca di questa dimora, il riappropriarsi delle origini è stato un aspetto rilevante di questo percorso». Il 2025? Un fitto calendario di eventi già programmati a Fontecuore, dove in un sorso di Erbaluce si ritrovano l’antico mondo del vino e tutti i ricordi del territorio.