N. Podoroska b. O. Gadecki 6-2 6-4
A. De Minaur b. T. M. Etcheverry 6-1 6-4
M. L. Carle/T. M. Etchverry b. E. Perez/M. Ebden 6-2 6-4
Non basta uno scintillante Alex De Minaur, già tirato pienamente a lucido per il primo Slam del 2025, ai padroni di casa dell’Australia per avere la meglio sull’Argentina: i sudamericani, infatti, in una Ken Rosewall Arena di Sydney gremita in ogni ordine di posto riescono a spuntarla al misto grazie alla coppia formata da Tomas Martin Etcheverry e Maria Lourdes Carle.
I due argentini tramortiscono completamente per 6-2 6-4 in un’ora e venti di knockout il duo di specialisti aussie: il campione olimpico di doppio e tre volte vincitore Slam – tra cui l’Happy Slam 2013 nel misto – Matthew Ebden affiancato da un’altra collaudata esponente della specialità come Ellen Perez. La giornata per il team di casa era cominciata con il piede storto dopo il KO di Olivia Gadecki: troppo fallosa e discontinua per essere competitiva su certi palcoscenici, in preda alla tensione di rappresentare il suo Paese davanti a tantissimi connazionali. La maggiore esperienza, unita alla sua superiore solidità di fondo, dell’albiceleste di origini ucraine Nadia Podoroska (tre posti più indietro nel ranking rispetto alla rivale) hanno poi fatto il resto: partita mai realmente in discussione, 6-2 6-4 in 1h29‘ di uno spettacolo abbastanza dimenticabile che ha consegnato l’1-0 agli ospiti.
Con il proprio team spalle al muro, è sceso in campo lui: il demone De Minaur. Alex ha tenuto meravigliosamente fede al proprio soprannome dominando 6-1 6-4 in poco più di un’ora e quindici che gli hanno consegnato la 250esima vittoria della carriera. Ha sfornato una prestazione demoniaca in cui ha letteralmente preso a pallate il povero Etcheverry, giocando costantemente in anticipo, sottraendo continuamente il tempo al nativo di La Plata a tal punto da sfinirlo, dal divorargli l’ossigeno vitale dell’essenza tennistica. Martin non ha espresso un match al di sotto delle sue possibilità, semplicemente il Top 10 australiano ammirato nella performance odierna avrebbe perso solamente con i primissimi del Pianeta tennis. Una lezione universitaria del verbo tennistico “tagliare il campo” che il docente DM ha regalato a tutti gli spettatori in loco e agli appassionati collegati in televisione, il tutto condito dal rendimento straordinario del servizio: 8 aces, solamente 3 punti persi su 26 prime, pari all’88% di cinismo, 0 break point concessi.
E allora viene da chiedersi, forse Capitan Hewitt non avrebbe scelto meglio se, invece che schierare il doppio annunciato, avesse riproposto il demone nel misto? Con il senno di poi è fin troppo facile. Lleyton, che in quanto a capitanato ne ha da vendere, si è affidato alla formazione più logica. Decisione che tante volte anche in Davis gli ha dato ragione. E’ pur vero che proprio un singolarista come Tomas Martin si è rivelato decisivo e dirompente, assieme ad una compagna come Carle che tutto è fuorché una doppista, ai fini di dirimere l’ultimo rubber. Horacio De la Pena ha infatti rispolverato il suo numero 1 per il match decisivo, piuttosto che mandare in campo uno specialista come Andreozzi. Allo stesso tempo vale la pena sottolineare come un doppista del calibro di Ebden non si può paragonare ad un buon mestierante qual è Guido.
Il vero grande ago della bilancia, dunque, è stato in realtà rappresentato dalle donne schierate: Carle è stata una Robin molto più efficacie di quanto non lo sia stata Perez. Tutte riflessioni che torneranno utili per il prosieguo della competizione, ora però l’Australia non potrà più sbagliare: ecco quando bisogna segnare in agenda l’appuntamento per il tie da dentro o fuori contro la Gran Bretagna.