BORGOMASINO. Forma trilobata e calibro 15/16: la nocciola del torrone di Valentina Demurtas deve superare un rigoroso controllo visivo prima di passare alla delicata fase di tostatura, da cui questo tradizionale dolce natalizio prende il nome.
Ogni giorno una selezione di ingredienti di alta qualità innesca il metodo di lavorazione manuale del torrone de Il Borgo del Dolce.
Non a caso il laboratorio, a soli cinque anni dall’apertura, è stato segnalato più volte da Paolo Massobrio sulla sua famosa guida enogastronomica IlGolosario. Altresì il giornalista Lorenzo Cresci ha recentemente annoverato questo torrone artigianale tra i 10 migliori di Piemonte e Liguria.
Una dolce soddisfazione per Valentina Demurtas, 41 anni, torinese di origini sarde trasferitasi in tenera età a Borgomasino, dove, nel 2019, ha inaugurato il suo piccolo laboratorio.
Demurtas non ha mai avuto dubbi su quale mestiere scegliere da grande. Al termine delle scuole superiori ha immediatamente seguito la vocazione da pasticciera. Frequentando corsi di cioccolateria e di pasticceria a Torino, ha assimilato le tecniche per maneggiare quell’arte che fino ad allora era stata una passione consumata unicamente tra le mura domestiche. «Certo è che la ricetta del mio torrone non l’ho imparata a scuola», sottolinea orgogliosamente Valentina.
Infatti la ricetta di casa Demurtas miscela l’antica tradizione sarda, l’ispirazione piemontese e una grande passione tramandata dalla sua famiglia. Per papà Emilio e mamma Giovanna, il modo più divertente per trascorrere del tempo a casa con la loro bambina era giocare a fare il torrone. Provato e riprovato mille varianti, finalmente è stata decretata all’unisono la ricetta del torrone perfetto, oggi gelosamente custodita dalla famiglia.
La ricetta originale del torrone sardo prevede l’utilizzo della mandorla ma siccome paese che vai usanza che trovi, la variante sabauda non poteva scansare l’utilizzo della nocciola.
Valentina Demurtas ha così innovato la consolidata ricetta di famiglia con una cascata di Nocciole Piemonte Igp (50%minimo!). Per giunta oggigiorno la tradizione deve essere inclusiva e soddisfare i palati di tutti, secondo la pasticciera.
Ecco quindi nuovi prelibati ingredienti come pistacchio di Bronte e arachidi; zenzero e caffè pura arabica. Il rinnovamento dell’antica arte del torrone si è rivelato un successo.
Perché dunque proporre questa leccornia solo a Natale? Infatti. Il Borgo del Dolce ha saputo coniugare l’impasto del torrone in un ventaglio di dolcissime ghiottonerie da gustare dodici mesi all’anno, in alternativa alla sua pasticceria secca e fresca. Biscotti al torrone al gusto nocciola e arancia, cioccolatini con cremino di torrone alla nocciola e praline alla crema di torrone ricoperte di cioccolato sono solo l’inizio di una lunga lista da acquolina in bocca.
Come da manuale, la mastra pasticciera non intende rivelare la sua ricetta ad anima viva. Tiene però a chiarire: «Alla base dell’impasto del mio torrone ci sono solo ingredienti km 0: le uova di galline allevate a terra ed il miele d’acacia arrivano da piccoli produttori della zona». E ancora, sicuramente non un piccolo dettaglio: «Non utilizzo alcun conservante».
I prodotti km 0 non sono sempre reperibili nella giusta quantità; inoltre l’assenza di conservanti riduce i tempi di conservazione. Questi due fattori potrebbero essere uno svantaggio per pasticcerie più grandi ma non lo sono per il piccolo laboratorio canavesano. Difatti il vero plus del Borgo del Dolce, oltre alla qualità, è la freschezza dei prodotti.
Altra curiosità: nessuna vetrina, nessun negozio. Valentina Demurtas lavora solo su prenotazione, preparando ricette ad hoc per ogni cliente e consegnando un prodotto “appena sfornato”.
La grande soddisfazione per la pasticciera sardo-piemontese è stato il passaparola tra i suoi clienti che ha naturalmente portato ad un incremento delle ordinazioni.
Questo è la prova che mentre giocava a fare il torrone con mamma e papà, Valentina sperimentava il metodo di lavoro gratificante che, oggi, contraddistingue Il Borgo del Dolce alla stregua di un’autentica firma d’autore.
Provare per credere.