Jannik Sinner sta trascorrendo qualche giorno a Sesto Pusteria della propria famiglia, in occasione del Natale, prima di rimettersi al lavoro. Il crono programma prevede il ritorno a Montecarlo il 27 dicembre, qualche giorno di allenamento nel Principato e poi la partenza il 2 gennaio per l’Australia, dove farà il proprio avvicinamento agli Australian Open 2025 (12-26 gennaio). Non ci saranno partite ufficiali a precedere lo Slam e Jannik sarà impegnato nella “Opening Week” sui campi del Major. Il 7 gennaio è previsto il confronto con il padrone di casa, Alexei Popyrin, mentre il 10 ci sarà un’altra sfida con avversario da definire.
Una stagione complicata per l’azzurro che dovrà confermare il suo essere n.1 del mondo, dovendo fare i conti con i 2000 punti in scadenza per l’evento a Melbourne, ricordando l’affermazione di quest’anno. Tuttavia, l’altoatesino è pronto alla sfida. Di questo e di altro ha parlato nella trasmissione in onda su Sky Sport “Quattro amici al box” in cui Carlo Vanzini e Roberto Chinchero hanno intervistato Sinner, alla presenza anche del CEO della F1, Stefano Domenicali, in occasione dell’ultimo GP della stagione del Circus ad Abu Dhabi.
Tra gli argomenti, la gestione della pressione: “C’è sempre e ti spinge a far meglio, soprattutto quando sei stanco. Ti dà quella botta di adrenalina e riesci a giocare molto a lungo. In F1 è diverso, la pressione può fare brutti scherzi, perché le conseguenze sono diverse. Io se commetto un errore, mal che vada, perdo. Sono due punti di vista diversi”, ha sottolineato il pusterese.
Sul suo approccio allo sport, Sinner ha dichiarato: “Sono una persona molto semplice, sempre cercato di trasmettere il valore che mi hanno dato i miei genitori. Sono forte nel giocare a tennis, ma non sono una persona che cambia al mondo. Per cui, è inutile non essere umile, l’umiltà è importante. Vengo da una famiglia normalissima, da un paesino di 2000 persone, io ci ho sempre creduto e ho avuto la fortuna di aver trovato le persone giuste al momento giusto, però il resto puoi anche scegliere. Io ho sempre cercato di circondarmi di un personale che potesse darmi umanamente qualcosa, poi tennisticamente crescendo migliori il tuo modo di giocare soprattutto quando sei giovane. Il resto, però, è ancor più importante”.
Jannik ha poi chiarito un altro aspetto legato al successo e come la conquista di certi risultati abbia inciso o meno sul suo modo di essere: “Le grandi vittorie che sotto ottenendo non cambiano il mio modo di affrontare le giornate. Quando sono diventato n.1 il mio pensiero è stato quello di proseguire nel processo di apprendimento, trattando tutti esattamente come prima. Non credo che il successo debba cambiarti. Personalmente, io mi sveglio la mattina sempre con il pensiero di cosa fare per migliorarmi”.
Legato a questo fattore, c’è la logica della programmazione: “Io ho la fortuna di poter scegliere qualche torneo, non è importante giocare bene solo a 23 anni, ma anche oltre i 30, è tutta una gestione. Spesso si sbaglia, non sono perfetto e nel futuro sicuramente si sbaglierà. Questa stagione, però, abbiamo fatto bene il dosaggio perché in ogni torneo affrontato sono arrivato pronto mentalmente e fisicamente e ora vogliamo replicare. Pensare ai record? È inutile mettersi in testa di fare 24 Slam, per dire, non è realistico. Io voglio arrivare alla fine della mia carriera, dicendomi di aver dato il 100% nei prossimi 10/15 anni. Non si possono fare comparazioni con gli altri”.
Il n.1 del mondo ha parlato anche del suo concetto di famiglia e di quanto i suoi genitori siano stati importanti: “Ognuno di noi ha degli idoli, io sinceramente provo grande ammirazione nei confronti di mio padre. Lui lavorava tantissimo, andava via al mattino e arrivava dopo di me a casa, però era sempre felice di essere con non, non mi ha mai fatto pesare le tensioni a lavoro quando magari potevano essere. Lui è stato sempre la persona di riferimento, come anche mia madre. Non mi sono mai accorto delle loro brutte giornate, mi hanno dato un’energia molto positiva. A me piace una famiglia così, ma non è detto che questo sia il meglio, ma va bene per me. Io a 13 anni ho incontrato Alex Vittur e questa è stata la mia fortuna perché i miei genitori del tennis non sapevano nulla e quindi si sono fidati di Alex. Abbiamo fatto le scelte insieme. Ora mi sento maturo e possiamo confrontarci. Quello che rimane impresso nel mio modo di fare è il fatto che mio padre e mia madre mi hanno detto di allenarmi tutti i giorni, dando il massimo. Ed è la mentalità che mi porto dentro. Questo mi aiuta anche ad affrontare le pressioni perché, nel momento in cui preparo la partita così, mi concentro essenzialmente su quello”.
In conclusione, sul rapporto con gli avversari Sinner ha rivelato: “Io ho tantissimo rispetto per tutti e questo rispetto lo porto in campo. Non ho paura di affrontarli. Ognuno di noi ha un suo gruppo di amici e io personalmente non ho nessun nemico. Onestamente sto bene nel circuito e nello spogliatoio non ho problemi con nessuno”.