Il 2024 è stato un anno ricco di successi per lo sport italiano, caratterizzato da eccellenti risultati e da momenti di rilevante impatto agonistico. Nel corso degli ultimi dodici mesi non sono mancate imprese e gesta memorabili, capaci di scaldare il cuore di tutti gli appassionati. La redazione di OA Sport conferisce i premi e gli onori ai migliori sportivi italiani di questa stagione.
Anche quest’anno abbiamo stilato una top-15, con lo scopo di premiare chi si è messo maggiormente in luce tra tante eccellenze. Specifichiamo chiaramente che si tratta di singole individualità (o massimo di coppie che gareggiano insieme), mentre per le squadre abbiamo pensato a una classifica apposita. Di seguito l’Oscar OA Sport per il miglior sportivo italiano e la nostra classifica riguardante il 2024.
Paladino dello sport italiano, dispensatore del messaggio tricolore, dominatore incontrastato di una stagione tennistica che lo ha consacrato come il padrone della disciplina. Icona del Bel Paese, indiscutibilmente lo sportivo più in auge e più riconosciuto alle nostre latitudini, capace di portare il tennis a livelli fino a poco tempo fa inimmaginabili entro i confini nazionali.
Per la prima volta nella storia l’Italia può fregiarsi di avere il numero 1 del mondo, capace di vincere due Slam (Australian Open e US Open), di conquistare le ATP Finals da imbattuto (primo italiano a imporsi nel torneo di fine anno e a laurearsi maestro), di mettere le mani su tre Masters 1000 (Miami, Cincinnati, Shanghai) e di trascinare la squadra verso l’apoteosi in Coppa Davis.
Un fenomeno totale che ha dettato legge con disinvoltura, firmando un record di 78 vittorie e 6 sconfitte (nella top-10 delle stagioni migliori di sempre dell’universo tennistico), meritandosi un montepremi superiore ai 21 milioni di euro. Mai eliminato prima dei quarti di finale e sempre uscito dal campo con almeno un set all’attivo, rivince il premio di OA Sport a distanza di dodici mesi.
A soltanto 23 anni ha già scritto pagine indelebili di storia ed è già certo di rimanere per sempre nel mito, con l’auspicio di raggiungere altri grandi traguardi. L’appetito vien mangiando e ci sono tutte le carte in regola per aprire un’era geologica tinta del rosso dei suoi capelli, della sua pacatezza, della sua caratura agonistica, della sua potenza.
A 28 anni è entrata in una nuova dimensione, compiendo un salto di qualità mastodontico e diventando un punto di riferimento nel tennis internazionale. Al termine della passata stagione occupava il 30mo posto nel ranking WTA, non aveva mai superato il secondo turno negli Slam e aveva vinto soltanto un torneo. Dodici mesi dopo è la numero 4 del mondo, si è messa al collo una medaglia d’oro olimpica, ha disputato due finali negli Slam e ha alzato al cielo la Billie Jean King Cup.
Ha eguagliato il miglior piazzamento di un’italiana nella classifica mondiale (pareggiato lo storico risultato di Francesca Schiavone), ha disputato le WTA Finals sia in doppio che in singolare, è diventata la prima azzurra a conquistare un titolo a cinque cerchi (insieme a Sara Errani nel doppio dei Giochi di Parigi 2024) e ha riportato l’Italia negli atti conclusivi degli Slam dopo anni di digiuno.
Al Roland Garros e a Wimbledon ha accarezzato la tanto meritata apoteosi: le sconfitte rimediate contro Iga Swiatek sulla terra rossa di Parigi e contro Barbora Krejcikova sull’erba londinese sono state archiviate prima dell’apoteosi alle Olimpiadi e del grandioso finale di stagione, culminato con la stoccata nella Billie Jean King Cup.
Il lavoro svolto con Renzo Furlan ha portato i suoi frutti e anche altre soddisfazioni come il WTA 1000 di Dubai in singolare, gli Internazionali d’Italia e il WTA 1000 di Pechino in doppio. La sensazione è che i margini di miglioramento siano ancora notevoli e che la toscana possa spingersi ulteriormente oltre, proseguendo la sua crescita impetuosa.
La Regina di un grande inverno tricolore: rinata dopo una crisi agonistica che sembrata insuperabile, riemersa da difficoltà tecniche che la avevano attanagliata delle ultime stagioni, protagonista di una risalita da brividi che l’ha consacrata come una delle più grandi sportive italiane tra neve e ghiaccio di un 2024 che rimarrà per sempre nella sua memoria.
La sappadina si è distinta per la continuità espressa ad altissimi livelli, per un livello encomiabile al tiro e per un rendimento di spessore sugli sci, ribadendo in più occasioni di essere la migliore biathleta in circolazione. I risultati parlano in favore della 29enne, che ha raggiunto vette inesplorate e che si è definitivamente lasciata alle spalle l’amaro in bocca per episodi del passato.
Lisa Vittozzi ha conquistato la Coppa del Mondo generale, accompagnandola con due Sfere di Cristallo di specialità (inseguimento e individuale, la terza in questo format) e a cinque successi nel massimo circuito internazionale itinerante. Dopo la doppietta di Dorothea Wierer l’Italia è tornata a impossessarsi del globo, ma la Fenice di Sappada non si è accontentata.
Ai Mondiali di Nove Mesto è salita sul podio in ben quattro occasioni: medaglia d’oro nell’individuale (secondo titolo iridato in carriera dopo quello dello scorso anno con la staffetta, terzo alloro nella specialità dopo l’argento del 2019 e il bronzo del 2023), argento nell’inseguimento e nella mass start oltre che nella staffetta single mixed.
L’uomo della provvidenza, colui che fa saltare il banco nella maniera più inaspettata. Come un pasticciere autore di soffici ciambelle uscite con un buco a regola d’arte, infarcite di zucchero, belle morbide e sfiziose, da gustare anche quando la temperatura ambientale si fa rovente. Da autentico outsider, contro ogni pronostico, al cospetto di mosti sacri, si laurea Campione Olimpico.
Un trionfo totale nel K1, arrivato a dodici anni di distanza da quello del suo maestro Davide Molmenti: Imperatore della canoa slalom nel bacino transalpino, capace di domare con fare puntiglioso e meticoloso ogni ondata, di gestire tutte le porte, di risalire la corrente nel momento giusto, di lasciarsi trasportare dalle acque quando ce n’era bisogno.
Dopo due sfortunate partecipazioni a cinque cerchi, il lombardo si consacra in maniera imperitura mettendosi al collo una medaglia d’oro dal sapore dolcissimo. L’acuto in una stagione durante la quale aveva già trionfato agli Europei, salendo sul podio continentale per la terza volta consecutiva e completando la serie di allori internazionali considerando l’argento iridato del 2022.
L’Italia si coccola la locomotiva ghiacciata, l’uomo capace di divorare l’ovale a velocità supersoniche, scatenando la potenza che risiede nei suoi muscoli d’acciaio e spingendo il motore ad altissimi giri su lunghe distanze. Un treno imperiale, capace di domare i 10.000 metri e di dettare legge in quella che è la prova più massacrante dello speed skating.
Davide Ghiotto si è consacrato ai Mondiali conquistando la medaglia d’oro nella sua specialità prediletta (ha difeso il titolo conquistato dodici mesi prima) e poi ha trascinato la squadra verso un’epocale apoteosi: l’Italia ha ritrovato un terzetto delle meraviglie, pronto a giocarsi la gloria nell’inseguimento alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026.
In un’annata agonistica sfavillante, il 31enne vicentino ha saputo mettersi al collo anche l’argento iridato sui 5000 metri e ha alzato al cielo la Coppa del Mondo di long distance. La nuova stagione è iniziata poi in maniera brillante con i podi in Coppa del Mondo e la voglia di conseguire ancora grandi risultati.
La donna dalle due vite, essere umano bionico capace di regalarsi una seconda parte di carriera ai vertici, encomiabile esempio di caparbietà e amore per lo sport, icona di sacrificio e totem di carattere agonistico. La lungimiranza fa di casa: è stata lei a chiedere a Jasmine Paolini di formare una nuova coppia di doppio e ad agosto si sono laureate Campionesse Olimpiche, conquistando la prima medaglia d’oro della storia del Bel Paese ai Giochi per quanto riguarda il tennis.
Un vero e proprio monumento che, dopo aver regalato perle sfiziose nel primo atto della sua cavalcata sportiva, tra cui il Career Grand Slam in doppio, una finale in singolare al Roland Garros e tre Fed Cup, ha saputo rimettersi in gioco e a 37 anni ha dettato nuovamente legge, quando era difficile crederci anche per i suoi più fedeli sostenitori.
Oltre all’apoteosi a cinque cerchi ha contribuito alla conquista della Billie Jean King Cup: dopo undici anni ha rimesso le mani sulla massima competizione per Nazionali, che nel frattempo ha anche cambiato nome. In una stagione da incorniciare ha vinto anche gli Internazionali d’Italia e il WTA 1000 di Pechino sempre con Paolini e, in coppia con Andrea Vavassori, si è imposta agli US Open nel doppio misto.
Da possibili rivelazioni a Reginette di Olimpia passano 120 giri di pura follia in un Velodromo dove le azzurre si sono inventate una magia ai limiti del surreale. A metà gara la coppia azzurra sferra un attacco mirabolante e va a conquistare il giro nella Madison: era l’unica strategia credibile per provare a fare saltare il banco e mandare in apnea le favorite della vigilia.
Vittoria Guazzini e Chiara Consonni gestiscono mene le energie, marcano le rivali, chiudono su tutti gli attacchi e mettono le mani su una medaglia d’oro a cinque cerchi che farà per sempre la storia del ciclismo tricolore. Il risultato su pista consacra le nostre portacolori, anche per la modalità strabiliante e altamente spettacolare con cui hanno raggiunto il colpaccio.
La donna della prima volta per eccellenza, colei che ha concretizzato qualcosa che poteva albergare solo nei meandri delle menti più ottimiste e dei sognatori nati, colei che ha distorto lo spazio tempo, attualizzando il futuro e rendendo umano il leggendario. Alice D’Amato sarà per sempre la Campionessa Olimpica alla trave di Parigi 2024, colei che ha confezionato l’esercizio della vita e che in un caldo lunedì di agosto si è consacrata leggenda dello sport tricolore.
L’Italia ha aspettato quasi un secolo per festeggiare la sua prima medaglia d’oro ai Giochi nella ginnastica artistica femminile. La genovese, che pochi giorni prima aveva festeggiato lo storico argento con le compagne nella gara a squadre e che era stata quarta nell’all-around, ha emulato miti maschili come Jury Chechi (anelli ad Atlanta 1996) e Igor Cassina (sbarra ad Atene 2004), unici italiani a trionfare nell’evento sportivo più importante nel secondo dopoguerra al pari di Franco Menichelli (corpo libero a Tokyo 1964).
Nessuno le toglierà mai il record di prima donna italiana a imporsi ai Giochi e sarà il faro imperituro della nostra Polvere di Magnesio. Le gesta della 21enne genovese devono essere una fonte di ispirazione, un esempio da emulare, il totem da seguire, il punto di riferimento per generazioni future di giovani ginnaste, come lo sono stati gli show offerti da Vanessa Ferrari nel recente passato.
Una ragazza magica che ha stravolto qualsiasi logica, non nella sua specialità di punta (sono le parallele asimmetriche, dove si è laureata Campionessa d’Europa per il secondo anno consecutivo) e quando tutto sembrava apparecchiato per la vittoria di sua maestà Simone Biles. Agli Europei ha trionfato con la squadra, meritandosi anche l’argento all-around
Imperatore delle Acque. Trionfatore di una delle gare più affascinanti e prestigiose dell’intero panorama natatorio. Campione Olimpico dei 100 rana, mettendo la mano davanti agli avversari per due centesimi. Un oro strabiliante nella vasca di Parigi, conquistato con il tempo di 59.03 davanti al fuoriclasse britannico Adam Peaty e al forte statunitense Nic Fink.
Il 25enne varesino si consacra definitivamente dopo essersi laureato Campione del Mondo nel 2022 ed essere salito sul secondo gradino del podio iridato nelle due successive edizioni del 2023 e del 2024, mentre nel 2022 aveva dettato legge agli Europei di Roma.
Dopo Domenico Fioravanti, Massimiliano Rosolino, Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri diventa il quinto italiano della storia a esultare ai Giochi. Uno dei volti simbolo del movimento tricolore, istrionico, simpatico, brillante: volto genuino dello sport italiano.
Vincere è difficile, confermarsi lo è ancora di più. Un adagio che è sempre andato a braccetto con la storia dello sport, ma che non sussiste per Ruggero Tita e Caterina Banti, la classica eccezione che conferma la regola. Due autentici lupi di mare che con enorme maestria sono riusciti a laurearsi Campioni Olimpici con il Nacra 17 a Parigi, a tre anni di distanza dal sigillo di Tokyo.
I due velisti hanno giganteggiato nelle acque francesi, domando l’intera concorrenza dall’alto di una caratura tecnica davvero rimarchevoli: nessuno come loro due sa leggere questo tipo di imbarcazioni volanti, interpretando nel miglior modo possibile ogni situazione in mare. Impeccabili, tanto da meritare di essere annoverati tra i migliori italiani in assoluto nell’ultimo decennio.
Sei regate vinte sulle tredici disputate ai Giochi e un vantaggio di addirittura 24 punti sui secondi classificati: semplicemente non c’è stata storia. Con quattro titoli mondiali in bacheca (l’ultimo proprio nel 2024, giusto per ribadire la loro schiacciante superiorità), i due azzurri sono di diritto nell’empireo degli eletti alle nostre latitudini.
Dal 2000 a oggi soltanto altri due italiani erano riusciti a bissare l’apoteosi a cinque cerchi: Valentina Vezzali (tripletta nel fioretto tra il 2000 e il 2008) e Niccolò Campriani (carabina tre posizioni tra 2012 e 2016). Questo la dice lunga su quanto i due velisti siano stati speciali in estate. Caterina ha deciso di ritirarsi, per Ruggero ora il sogno è quello di essere al timone di Luna Rossa nella prossima edizione della America’s Cup.
Rinata dopo un momento davvero molto buio e difficile, dopo aver cambiato allenatore e categoria di peso, dopo aver incontrato l’amore e il supporto fondamentale della mental coach. Alice Bellandi ha troneggiato in maniera imperiale sul tatami di Parigi e si è laureata Campionessa Olimpica tra le 78 kg, rendendosi protagonista di un’autentica cavalcata durante la quale ha dimostrato tutta la sua enorme classe.
La bresciana ha sconfitto di forza la brasiliana Mayra Aguiar, l’ucraina Yelyzaveta Lytvynenko, la portoghese Patricia Sampaio e l’israeliana Inbar Lanir, con un meraviglioso ippon che suggella il suo trionfo a cinque cerchi. Se l’apoteosi ai Giochi rappresenta naturalmente l’acme della carriera di Alice Bellandi, occorre anche ricordare l’argento conquistato pochi mesi prima ai Mondiali dopo aver perso l’atto conclusivo contro la tedesca Anna-Maria Wagner.
Il poliedrico per eccellenza, l’eccentrico della vasca, l’istrione del nuoto tricolore che fa sognare, il mutaforma capace di ammaliare a suon di bracciate. Si laurea Campione Olimpico dei 100 dorso e contribuisce alla conquista della medaglia di bronzo nella 4×100 stile libero., diventando uno degli azzurri più medagliati della spedizione.
Prima tramortisce il cinese Xu Jiayu e lo statunitense Ryan Murphy con un memorabile andata e ritorno a naso insù nella capitale francese, poi regala meraviglie nella seconda frazione della staffetta, mettendo le mani sul quarto alloro a cinque cerchi in carriera (a Tokyo era stato argento con la 4×100 stile e bronzo con la 4×100 misti).
Una splendida brezza dorata che ha animato l’estate a cinque cerchi: dopo il quarto posto ai Giochi di Tokyo 2020, la sarda si è laureata splendida Campionessa Olimpica di Parigi 2024 nell’iQFoil, la nuova tavola foiling che ha fatto il suo debutto nella manifestazione sportiva più importante. L’azzurra si è resa protagonista di un’autentica magia in finale: quando sembrava fuori dalla lotta per l’apoteosi si è inventata una manovra da capogiro, ha ribaltato la situazione e si è involata verso un trionfo semplicemente monumentale.
Una lettura encomiabile del campo di regata nel momento più difficile, quando soltanto i veri talenti riescono a emergere e a fare la differenza, ha regalato al Bel Paese un oro stupefacente e che nella vela femminile mancava dai tempi di Alessandra Sensini. L’ardore agonistico, la caparbietà, la combattività di Marta Maggetti si sono manifestati in un fulmine impervio che l’ha condotta verso la consacrazione sempiterna.
La 28enne è stata semplicemente encomiabile nell’Olimpiade che verrà per sempre ricordata anche per i due ori della vela (l’altro porta la firma di Ruggero Tita e Caterina Banti nel Nacra 17) e amplia il proprio palmares in cui campeggiava in pompa magna il titolo conquistato ai Mondiali nel 2022.
Entrambi erano stati Campioni Olimpici nello skeet a Rio 2016, imponendosi a livello individuale nella capitale brasiliana. Insieme trionfano nella nuova gara a coppie miste otto anno dopo, giganteggiando a Parigi e mettendo in mostra una caratura agonistica davvero eccezionale. La 41enne è salita sul podio ai Giochi per la terza volta consecutiva (argento a Tokyo), il 26enne ci ritorna dopo aver mancato l’appuntamento in terra giapponese.
In qualifica hanno colpito 149 piattelli e hanno eguagliato il record del mondo, mentre nella finale per l’oro hanno avuto la meglio sugli statunitensi Austen Smith e sua maestà Vincent Hancock per 45-44, regalando all’Italia un oro decisamente palpitante e fondamentale per volare nel medagliere.
Due talenti pionieristici dello slittino, che per il secondo anno consecutivo hanno saputo conquistare la Coppa del Mondo nel doppio femminile. Le azzurre sono state protagoniste di una stagione estremamente lineare e continua, caratterizzata da dieci podi in tredici gare (due vittorie), grazie a cui sono riuscite a meritarsi la Sfera di Cristallo. Non va dimenticato il trionfo nella sprint dei Mondiali, a ulteriore dimostrazione della caratura di questa coppia, che ora guarda con grande ottimismo alle Olimpiadi di Milano Cortina 2026.
2013 – Vincenzo Nibali (ciclismo) per il settore maschile / Jessica Rossi (tiro a volo) per il settore femminile
2014 – Vincenzo Nibali (ciclismo)
2015 – Flavia Pennetta (tennis)
2016 – Gregorio Paltrinieri (nuoto)
2017 – Federica Pellegrini (nuoto)
2018 – Francesco Molinari (golf)
2019 – Dorothea Wierer (biathlon)
2020 – Filippo Ganna (ciclismo)
2021 – Marcell Jacobs (atletica leggera)
2022 – Francesco Bagnaia (motoGP)
2023 – Jannik Sinner (tennis)
2024 – Jannik Sinner (tennis)