Sembrerebbe il tipico epilogo natalizio: il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ritira la querela nei confronti dello scrittore Nicola Lagioia. Ad annunciaro è lo stesso Valditara, in un’intervista a Il Tempo. Ma la successiva precisazione di Lagioia sembra un prendere le distanze dalle “scuse” e torna ad attaccare il governo.
Ecco la cronistoria della diatriba. Il ministro aveva deciso di querelare lo scrittore Premio Strega 2015 per il commento di quest’ultimo a un suo tweet. Valditara spiega di aver letto la risposta di Lagioia pubblicata ieri sul Tempo e, osserva: “Devo dire che ho deciso di accogliere le scuse di Lagioia. Mi ha fatto piacere il suo messaggio. Anche perché riconosce implicitamente che l’offesa personale, l’insulto, la denigrazione devono essere banditi dalla polemica politica. Questa è una battaglia che sto conducendo da mesi e nella quale credo profondamente: va benissimo dividersi sulle idee, sulle proposte, avanzare critiche dure, ma c’è una precisa linea che non può mai essere oltrepassata. Ed è la linea del rispetto per la persona. Confrontiamoci sui problemi reali, senza mai denigrare l’avversario. È una battaglia che deve parti- re dalle scuole, per renderla credibile dobbiamo anche noi dare l’esempio”.
Valditara ha quindi “deciso di ritirare l’atto di citazione. Intendevo affermare un principio – sottolinea – non perseguire la condanna di Lagioia. Voglio sottolineare come questa querelle sia stata importante, perché ha consentito di porre l’attenzione su un problema reale, che inizia proprio dalla modalità con la quale ci si relaziona con gli altri, mi auguro possa servire a lanciare un messaggio forte. Basta offese e violenze verbali, fermiamo l’imbarbarimento del dibattito politico”.
«Il Ministro Giuseppe Valditara ha annunciato di voler ritirare l’azione legale contro di me – ha commentato poco dopo lo stesso Lagioia – La mia era, e resta, una critica al suo operato, non un’offesa personale. Mi fa piacere che il Ministro accolga queste mie dichiarazioni. Ho scritto che mi dispiace se si è sentito insultato. Non ho invece mai scritto che ritengo di aver abusato della mia libertà d’opinione costituzionalmente garantita e che di questo chiedo scusa. In un’epoca di scontri furibondi ho cercato la via del confronto. Il dissenso è una fondamentale garanzia del gioco democratico, il suo legittimo esercizio è bene si svolga fuori dalle aule di tribunale. Proprio la gestione del dissenso è una delle prove di maturità su cui questo governo fatica. Lo dimostra il caso di tanti scrittori, intellettuali, giornalisti, liberi cittadini contro cui è stata intentata un’azione legale. L’auspicio è che qualcosa cambi. Auguro a tutte e tutti buon Natale». Insomma, una maniera cavillosa per avere l’ultima parola. Ammesso che sia davvero l’ultima.
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