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Houston, abbiamo dei problemi. Aspettando il mercato, ora tocca a Palladino

Cagliari, Bologna, Udinese. Tre indizi, diceva quel tizio famoso, fanno una prova. E teniamo fuori dal conto la gara con l'Empoli per ovvi, e credo più concreti, motivi. La Fiorentina sta attraversando un momento difficile e, appunto, i primi segnali si erano già avuti nella partita vinta contro Luvumbo e compagnia. Una sfida, quella come le due successive, nella quale i viola hanno costruito poco, giocato ancora meno e fatto vedere, soprattutto, un calo clamoroso nel corso del secondo tempo. Certo, ogni gara ha una storia a sé ed è giusto considerare situazioni e dinamiche differenti. Col Cagliari per esempio, i viola si portavano dietro le fatiche (mentali) di una settimana sfiancante per chiunque. A Bologna invece, oltre al peso per la scomparsa della mamma del mister, nella ripresa c'è stato anche un evidentissimo deficit nella lettura del match a livello tattico. Quella con l'Udinese però, non portava con sé storie o difficoltà particolari. Per questo, vale come manifesto dei problemi che questa squadra sta vivendo. Si torna sempre lì. Condizione fisica e tenuta atletica unite al modo di stare in campo. In una semplicissima parola: equilibrio. L'ha spiegato bene Palladino ieri in sala stampa: “Con Bove in campo quando andavamo in affanno o perdevamo in aggressività lo abbassavo sulla linea dei centrocampisti, cosa che ora non posso fare”. È questo, il nodo della questione. Non l'unico, sia ben chiaro, ma certamente il più evidente. Senza Edo la Fiorentina ha perso il suo “regolatore di tensione”. Quello capace, con i suoi spostamenti, di alzare o abbassare il baricentro della Fiorentina. Di renderla più o meno offensiva. Era stato insomma, colui grazie al quale l'allenatore aveva potuto ridisegnare la formazione, passando dal 3-4-2-1 ad un finto 4-2-3-1. E così veniamo all'oggi, e ad un abito che (ormai è evidente) questi giocatori almeno per il momento non possono permettersi. Perché ci sono giornate in cui uscire con jeans e maglietta e altri, invece, in cui conviene tirar fuori dall'armadio il vecchio golfone della nonna. Questione di dettagli, a volte, o se volete di accessori. Magari, per capirsi, ora come ora basterebbe una “sciarpa”, o una “papalina”. Per intendersi: un centrocampista in più. E' vero, né Mandragora né Richardson in questo momento offrono chissà quali garanzie ma insistere con i due mediani (soprattutto considerando che uno di questi, Adli, non fa della quantità e della corsa il proprio marchio di fabbrica) significa condannare i viola ad un'autonomia limitata. Parecchio limitata. Quarantacinque minuti, o poco più, e poi la luce si spegne. Era successo col Cagliari, è successo a Bologna, ed è successo con l'Udinese. Tre indizi, appunto, che seppur con tutte le loro differenze bastano per arrivare a sentenza. Eppure, non è solo questione di condizione atletica o di potersi permettere un certo modulo. C'è dell'altro. Punto primo: la filosofia di gioco. Sarò fatto male io, sicuramente, o magari un certo tipo di atteggiamento è figlio (anche questo o almeno in parte) sempre della condizione, ma non si può vedere una squadra che segna un gol e in casa, contro un avversario certo non irresistibile, sposta armi e bagagli nella propria metà campo e rinuncia completamente a proporre. Si dirà, ed è vero, che la Fiorentina ha costruito la propria classifica e le sue otto vittorie di fila proprio così: difesa, e contropiede. Il problema è che per permetterti quel tipo di calcio devi sperare che il centravanti trasformi in gol ogni minima occasione (accadeva un mese fa, oggi no) e che il portiere (ricordate Milan, Genoa, Como solo per citare i casi più eclatanti) pari anche i moscerini. Altrimenti, producendo poco e portandoti il nemico dentro casa, i rischi di uscirne male sono sempre dietro l'angolo. Punto secondo: il livello di certi giocatori. Sbaglio, o ieri si è sentita una frase che negli anni scorsi era diventata una specie di tormentone? “In quelle zone del campo voglio che si alzi la qualità”, ha detto Palladino, e pareva di sentire Italiano. Aveva ragione uno, e ha ragione (oggi) l'altro. Il riferimento, va da sé, è a gente come Sottil, Ikonè, Beltran, Kouame, Colpani. Esterni offensivi o “sottopunta” che non segnano (quasi) mai e determinano una volta si e dieci no. Per questo, tutto sommato, togliere uno di loro (almeno per ora) per dare un po' più di equilibrio non è che debba portare con sé chissà quali rimorsi o preoccupazioni. Punto terzo: l'umiltà. Si vede nei dettagli e anzi, ad una visione distratta della partita si fatica ad accorgersene. Eppure l'ha fatto capire il mister quando ha detto che “abbiamo sbagliato atteggiamento nel secondo tempo e comunque voglio vedere più altruismo” e, soprattutto, l'ha certificato Pradè. “Dobbiamo fare un bel bagno di umiltà per tornare quelli che lottavano per vincere su ogni pallone perché oggi non lo siamo stati”. Parliamo di piccoli particolari: la corsa in più per coprire il compagno, il pallone buttato in tribuna per non rischiare (vero Ranieri?), l'assist a chi è messo meglio invece che il tentativo personale. Bene insomma aver colto subito i segnali, in modo da intervenire immediatamente. Detto tutto questo, è giusto ribadire che stiamo parlando comunque di una squadra in piena lotta per un posto in Champions e che, prima di cadere per due partite di fila (non era mai successo in stagione) aveva comunque infilato una serie di otto vittorie. Vietato deprimersi insomma, o buttar via tutto quello che è stato fatto fin qua. Si tratta semplicemente di analizzare la situazione, di rendersi conto (si poteva fare anche prima, bastava non tapparsi gli occhi) che non tutto funzionava o brillava nemmeno nel periodo più bello e che, comunque, ci sono tutte le basi per costruire una stagione bellissima. Basta, appunto, comportarsi con buon senso. Da una parte il tecnico, mettendo mano ad una squadra che sta soffrendo, e dall'altra la società. Servono un centrocampista (non subito, prima, appena aprirà il mercato) e magari anche un uomo offensivo che, cit, “alzi la qualità”. Difficile a gennaio? Sicuramente si. Impossibile? Probabilmente no,

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