“Stimo Giorgia Meloni, è determinata, di grande leadership, ma che io sia colui che le sussurra cosa fare è un’invenzione, una favola giornalistica”. Parola di Luciano Violante che in una lunga intervista a La Verità affronta i temi caldi dell’agenda politica con un occhio particolare, da ex magistrato, alla riforma della giustizia. Reduce dalla partecipazione ad Atreju, torna a parlare di destra e di sinistra, la ‘sua’ sinistra in crisi di identità e di progetti. Della premier parla come di una donna capace di risolvere problemi rilevanti. “Ho trovato molto intelligente la sua collocazione nel contesto internazionale, che le ha permesso di superare i preconcetti nei suoi confronti”.
Violante, padre nobile della sinistra e pioniere della pacificazione nazionale (memorabili le sue parola sui ragazzi di Salò) conosce la premier da quando era vicepresidente della Camera. “Le feci i complimenti per come dirigeva l’Aula. Non è un lavoro facile, soprattutto per una giovane ragazza. Ci vuole autorevolezza, altrimenti non si riesce a mantenere l’ordine con centinaia di colleghi. Poi, bisogna capire rapidamente quello che succede e intuire in anticipo cosa sta per accadere». Stima reciproca anche se Violante non manca di sottolineare di non condividere molte scelte. Domande incalzanti su tutti i fronti. Dall’assoluzione di Salvini (“è la dimostrazione che i giudici non sono condizionati dai magistrati”) al proscioglimento di Matteo Renzi (“A volte, una maggiore oculatezza da parte dei pm sarebbe opportuna”). Sul nodo della separazione della carriere dei magistrati, Violante vede il rischio della creazione di una “corporazione dei pm, 1.300 persone, con enormi poteri nei confronti dei cittadini”.
Tuttavia, avverte l’ex toga, “i magistrati non possono essere controparte di nessuno, tanto meno del governo. Serve il senso di misura, per tutti”. Non ha difficoltà a giudicare un errore che siano i magistrati a organizzare l’eventuale referendum abrogativo. “In questo modo l’Anm diventa protagonista di un conflitto. I cittadini devono avere fiducia nei magistrati, che perciò non possono comportarsi da combattenti”. Da presidente della commissione parlamentare antimafia all’epoca delle stragi, Violante ammette che nel processo sulla strage di via D’Amelio “si sono verificati errori e abusi gravi”. Quali? “Dare credibilità a persone inattendibili. L’uso della violenza nei confronti di alcuni accusati. Sbagli che hanno portato a diversi processi, ognuno con una verità da provare. Come mai è successo? Bisogna chiederselo. Anche perché gli errori fatti dalle persone intelligenti sono i più preoccupanti”. Chi sono gli intelligenti? “L’allora questore di Palermo, Arnaldo La Barbera, per esempio. L’ho conosciuto – dice Violante – era un funzionario eccellente”.
Non manca un passaggio sul legame, attaccato frontalmente dalle opposizioni, tra Elon Musk e Meloni. “Diventa un problema se le informazioni civili e militari vengono condivise. Tutt’altra cosa è un rapporto di amicizia, senza ingerenze”, chiarisce Violante che preferisce non giudicare il giudizio di Prodi secondo cui la premier prende gli ordini dagli Usa. Che dire della ricerca di un federatore del centro? “Il Pd nacque per fare una sintesi tra Ds e Margherita. E adesso si rifà il centro? Che vuol dire? Alcuni se ne andranno dal Pd? Io ero contrario alla fusione, per ragioni non diverse da quelle per cui si discute oggi. Dissi che avremmo messo insieme i vizi, dimenticando le virtù”. Violante invita a riflettere cosa dev’essere un partito nel mondo contemporaneo. “Spero che la Meloni prima o poi costruisca il Partito dei conservatori italiani. L’unico pericolo sarebbe la sigla: Pci. Sconveniente, direi».
L'articolo Violante: “Stimo Giorgia Meloni, ha vinto i pregiudizi. L’Anm non può fare da controparte al governo” sembra essere il primo su Secolo d'Italia.