di Rete dei Santuari di Animali Liberi*
Un santuario di animali liberi è un luogo magico, un’oasi nel deserto fatta di bellezza e serenità, dove il mondo è capovolto, dove gli animali non lavorano ma si riposano e gli esseri umani lavorano per loro; è un luogo di accoglienza per animali cosiddetti “da reddito” in cerca di una casa, che nasce in risposta ad una emergenza… l’emergenza dovuta ad un sequestro, una cessione, un’attività che chiude. Si trovano infatti rifugiati all’interno della struttura generalmente cavalli, asini, mucche, maiali, capre, pecore, galline, anatre, e tutte le altre specie che l’uomo ha creato e selezionato solo per un proprio obiettivo, un proprio utilizzo, peggiorando sempre la loro qualità di vita, oltre che privandoli della libertà.
Ma l’obiettivo di un santuario non è solo quello di salvare animali restituendo loro dignità, libertà e rispetto. Un santuario è un luogo di riscatto e di opportunità, non solo per gli animali ma anche per gli umani che decidono di farne parte. Un santuario è un luogo modellato e animato da un gruppo di persone unite da una visione comune che hanno scelto di creare un’associazione dedicando il proprio tempo libero alla cura di questo progetto, si impegnano quotidianamente nella gestione degli animali residenti, ma non solo: i santuari non ricevono alcun finanziamento e per questo motivo è necessario raccogliere i fondi necessari alla loro sopravvivenza.
E così ognuna di queste persone ricopre dei ruoli fondamentali per il funzionamento di questo progetto. C’è chi si occupa della gestione degli animali, chi di organizzare eventi benefit, chi di gestire le raccolte fondi, chi la comunicazione… i ruoli da ricoprire sono tanti, si intrecciano fra loro, e ogni socio e volontario è indispensabile per “tirare avanti il carretto”. Si creano così legami profondi, di fiducia e complicità. Si condividono le gioie di un animale salvato e accolto, i dolori di una perdita, le preoccupazioni di una malattia, le scelte per acquisti di nuove attrezzature e materiali. E’ come una grande famiglia che lavora insieme per il benessere dei propri membri.
Ma il più grande sogno di ogni gestore, fondatore e volontario di un Santuario è quello di arrivare al giorno in cui… non saranno più necessari i santuari! E questo sogno si avvererà solo quando non ci saranno più emergenze e animali da salvare. Quando saranno tutti liberi. E i santuari ricoprono un ruolo fondamentale in questo percorso lungo e tutto in salita: hanno il compito di raccontare, avvicinare, testimoniare.
Raccontare storie di liberazione di animali sottratti all’industria dello sfruttamento che diventano animali liberi, che si autodeterminano, che creano legami inter e intraspecifici, che rinascono e vivono la loro quotidianità fatta di conquiste e scoperte. E chi vive i santuari è custode di queste storie e ha il dovere di condividerle.
Avvicinare le persone agli animali, farglieli conoscere, mostrarli sotto una luce diversa, quella luce che racconta di individui unici e irripetibili, ognuno con le proprie sfumature, le proprie caratteristiche; e tutto questo nel rispetto della volontà del singolo individuo, della sua propensione all’interazione o della sua diffidenza. In un santuario nessun animale è costretto a fare nulla che sia contro la sua volontà. Conoscere gli animali nei Santuari significa osservazione, comprensione, accettazione.
Testimoniare che un altro mondo si può costruire, un mondo dove non è l’essere umano a dominare (e spesso distruggere) ogni cosa, che un mondo di pacifica convivenza è possibile e già esiste. Un mondo senza oppressori e oppressi, dove la libertà non è un privilegio ma un diritto, per tutte e tutti.
Non basteranno mai tutti i santuari del mondo per accogliere ogni animale in cerca di casa, che sono sempre di più. Ogni animale accolto comporta un aumento di costi, di lavoro fisico, di spazio necessario… questi sono i limiti dei santuari. E allora gli animali residenti diventano ambasciatori della propria specie, raccontano di loro stessi e di tutti quegli animali tritati nel sistema di produzione, come numeri, come oggetti, quegli animali che non hanno avuto l’opportunità di uscire da quel sistema ed appropriarsi dello status di essere vivente.
E così bisogna lavorare ad un cambio di rotta, di prospettiva. E’ necessario che le persone si avvicinino ai Santuari, li visitino, incontrino gli animali residenti, conoscano le loro storie e che accolgano quel piccolo seme: il seme del cambiamento, quel seme che forse germoglierà donando consapevolezza.
Scoprendo che un maiale non è affatto sporco e che, sorpresa!, profuma di liquirizia.
Scoprendo che un tacchino è un animale curioso e socievole.
Scoprendo che le pecore non sono tutte uguali e che riconoscono il loro nome.
Il loro nome… sì perché in questi luoghi tutti gli animali hanno un nome e delle storie da raccontare. E egnuno di noi può scegliere se ascoltarle.
* La Rete dei Santuari di Animali Liberi è un network che riunisce e coordina rifugi per animali così detti da reddito, scampati all’industria della carne. Attualmente conta 26 santuari aderenti, disseminati per tutto il Paese, isole comprese. In essi, in questo preciso momento, risiedono più di 3400 animali, liberati dalla politica di dominio che agisce sugli animali nella nostra società e dall’industria zootecnica. I santuari della Rete non sono solo semplici rifugi. Sono antispecisti. Antifascisti. Per tanto si trasformano in spazi politici di resistenza, pace e libertà, in cui ogni animale torna ad essere ciò che è: ovvero una persona. Un individuo, unico al mondo.
Nei santuari si pratica la Cura e ha luogo un’economia al contrario, in cui quelli che, da tutto il mondo, sono considerati animali da reddito, diventano animali da “debito”, in quanto cessano di creare profitto e devono essere mantenuti (per cui costituiscono un impegno, un debito) da chi gestisce i santuari. E, così, gli animali che, per millenni di domesticazione, sono stati costretti a lavorare per l’uomo, si riposano e sono gli umani a lavorare per loro.
www.anmaliliberi.org, ig@retedeisantuari_official, fb @retesantuari
L'articolo Salvare gli animali non basta: nei santuari restituiamo loro dignità. È per questo che ci serve sostegno proviene da Il Fatto Quotidiano.