“Capisce di cinema, ma non molto di calcio“. Rudi Garcia ne ha per tutti. L’allenatore francese ha rilasciato un’intervista alla testata Carré di Raphael Domenach, in cui ha parlato della sua avventura al Napoli. I suoi obiettivi sono il presidente Aurelio De Laurentiis e colui che prese il suo posto, vale a dire Walter Mazzarri.
“Mazzarri è un tocard (una sorta d’incapace, un perdente). Non ha classe e non mi ha mai ringraziato dei punti che gli ho lasciato, e del fatto che gli sarebbe bastato vincere una partita per qualificarsi per gli ottavi di Champions”, ha sottolineato Garcia. L’allenatore francese ha svelato di aver chiesto dei rinforzi alla proprietà che però non ha voluto concederglieli: “Volevo un difensore, come Aguerd, e un mediano possente. Invece hanno preso giocatori di prospettiva e non è un caso che siano stati prestati altrove”. Garcia poi voleva che si rinnovassero alla svelta i contratti di Osimehn e Zielinski “per metterli nelle migliori condizioni in campo”.
Il tecnico fu scaricato da De Laurentiis che dichiarò, tra l’altro, che avrebbe dovuto cacciarlo il giorno stesso della presentazione con un coup de théâtre: “Il vero coup de théâtre sarebbe stato quello di tenermi e forse si sarebbe qualificato per la Champions, invece di finire decimo. Magari ha detto quelle cose perché si è reso conto di essere stato un po’ c*****e, magari per coprire certi errori strategici”. Se le prime impressioni del francese erano state buone, col passare del tempo si è reso conto che aveva a che fare con “qualcuno che s’immischia in cose che non gli competono. Ho pagato il fatto di avergli detto di rimanere al suo posto. Lui mi rispose che non poteva proteggermi se non lo ascoltavo. Ma io non ho bisogno di essere protetto”.
Garcia parla poi di un presidente che voleva scegliere personalmente i calciatori da mandare in campo: “Voleva che facessi giocare 45 minuti un giocatore e poi altri nella ripresa e non è a sessant’anni che mi si viene a dire chi mandare in campo: De Laurentiis è uno che capisce di cinema, ma non molto di calcio”. Un altro grosso problema secondo il francese fu la gestione interna: “Quando arrivai tutti volevano andarsene, e si lamentavano di essere pagati poco. Quindi ho lavorato per per rimotivare l’ambiente. Il ds Giuntoli se n’era andato e nessuno interveniva quando per esempio Osimhen o Kvaratskhelia non accettavano di essere sostituiti”.
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