ZINASCO. I maialini del rifugio “Cuori Liberi” dovevano essere abbattuti per la peste suina e Ats si è comportata come è necessario fare in questi casi di emergenza. Con queste motivazioni il Tar ha bocciato il ricorso inoltrato dagli animalisti, dichiarandolo «improcedibile» sotto il profilo giuridico ma soprattutto perchè, hanno sostenuto i giudici amministrativi, gli animali non potevano essere curati, una volta colpiti dalla Psa.
[[ge:gnn:laprovinciapavese:14651058]]
NUOVO RICORSO
Una sentenza ora duramente contestata da Lav e Animal Protection che ora annunciano l’impugnazione davanti al Consiglio di Stato. «Ricordiamo che la Psa non pone alcun problema di salute pubblica, non essendo una zoonosi e quindi non essendo pericolosa per l’uomo – dicono in una nota le associazioni –. Si tratta di una malattia con un alto tasso di mortalità tra i maiali e per questo la risposta data alla conferma di un focolaio è quella dell’uccisione di tutti gli animali. Le procedure di abbattimento immediato non permettono di valutare e studiare la risposta degli animali alla malattia, a diverse terapie o gestione della malattia. Nella sentenza, il Tar fa riferimento al fatto che gli animali del rifugio progetto “Cuori Liberi” non avessero possibilità di cura: tuttavia erano accuditi ogni momento dai proprietari, diversamente da quanto accade normalmente nei capannoni degli allevamenti. L'intervento dell’ Ats di Pavia non fu tempestivo perchè, quando fu chiamata per eseguire l’eutanasia su alcuni soggetti in sofferenza non si recarono immediatamente al rifugio arrivando il giorno dopo quando ormai i soggetti in questione erano morti».
[[ge:gnn:laprovinciapavese:14655669]]
«In merito alle deroghe – proseguono – riteniamo che sia una lettura restrittiva dei regolamenti: gli animali fuori dal circuito di produzione alimentare, ospitati nei rifugi permanenti e sottratti al maltrattamento, non rientrano nelle logiche commerciali di trasporto, ingrasso e macellazione che pongono gravi rischi per la diffusione del virus e rientrano nella sfera di animali a tutti gli effetti “da affezione”. La risposta non può quindi limitarsi ad applicare regole che riguardano un settore, quello zootecnico, che dello sfruttamento fa la sua base. La risposta deve tenere conto che, pur trattandosi di animali della stessa specie, esistono differenze e sono necessarie vie alternative. Non è accettabile che essere un maiale, ed ammalarsi, implichi senza alcun margine di valutazione una condanna a morte». —