“Lei ha fallito, oggi è un leader più debole rispetto a Trump”. Vladimir Putin, nella sua conferenza di fine anno, deve fare i conti con la domanda di Keir Simmons, giornalista Usa di Nbc News, che in un quadro di quesiti-assist al presidente russo non esita a costringere Putin sulla difensiva. “Lei ha fallito gli obiettivi della sua operazione speciale in Ucraina, sono morti centinaia di migliaia di russi, in Siria il suo alleato è caduto. Quando incontrerà il presidente eletto Trump, lei sarà il leader più debole al tavolo. Come farà a proporre compromessi?”, chiede il corrispondente.
Putin si irrigidisce, il suo volto tradisce la sorpresa per quella domanda, forse l’unica, così pesante, provocatoria quasi, in quel contesto. Ma in pochi istanti il leader russo si fa vitreo, accenna a una smorfia, un sorriso ironico e risponde in maniera tagliente: “Io sono più debole? Lo sperano quelli che pagano lei. Le nostre capacità di difesa non sono mai state a questo livello, lo stesso vale per la nostra industria militare. La Russia è diventata più forte”.
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