Nel giro di poche settimane, due operazioni hanno sgominato due differenti reti (di dimensioni differenti) che trasmettevano in Italia, attraverso un sofisticato sistema di IPTV illegale, contenuti protetti da diritto d’autore. Non solo le partite di calcio e gli eventi sportivi, ma anche film e serie tv. Due azioni che hanno messo in evidenza un aspetto fondamentale: non serve per forza il sistema “Piracy Shield” per combattere – come è giusto che sia – la pirateria audiovisiva. Al netto di questo fronte, occorre anche alzare le antenne sulle potenziali conseguenze per chi “usufruisce” di questi servizi illegali per non pagare gli abbonamenti alle varie piattaforme di streaming.
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Nel comunicato diffuso dalla Guardia di Finanza, che ha condotto l’operazione in collaborazione con il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, su delega della Procura della Repubblica di Napoli, si parla di misure cautelari disposte nei confronti dei tre che gestivano questa rete, ma anche di come nel giro di quattro anni questo sistema avesse portato a introiti pari a circa 850mila euro. Infatti, oltre 6mila persone risultavano – al momento dell’operazione – essere abbonati a questo servizio IPTV illegale (secondo l’agenzia Ansa si tratta di “Italia TV”), attraverso sottoscrizioni mensili da 10 euro al mese o da 80 euro all’anno. Alcuni hanno pagato con carte di credito, altro attraverso criptovalute inviate a diversi wallet digitali (ora congelati).
Seimila utenti che rappresentano circa il 40% dello share di contenuti illegali nel nostro Paese. Ma cosa rischia chi è stato già identificato nel corso di questa operazione? Stando a quanto riportato dalla Guardia di Finanza, si parla di una sanzione amministrativa:
«Ai clienti del sodalizio che hanno fruito dello streaming illegale saranno irrogate sanzioni amministrative comprese tra 150 e 5.000 euro».
In realtà, come avevamo spiegato a settembre quando sono state approvate le modifiche all’ultima legge sulla lotta alla pirateria audiovisiva legata al mondo del calcio, la multa minima è di 154 euro. E sarà difficile vedere sanzioni superiori a quella cifra, perché sembra impossibile avere delle metriche precise sul reale utilizzo continuativo di IPTV illegali. Infatti, la norma – nella parte in cui si parla di “aggravanti” – viene spiegato:
«In caso di recidiva o di fatto grave per la quantità delle violazioni o delle copie acquistate o noleggiate o per la quantità di opere o materiali protetti resi potenzialmente accessibili in maniera abusiva attraverso gli strumenti di cui al comma 1, la sanzione amministrativa è aumentata sino ad euro 5.000».
Se si è recidivi o si ha un’enorme quantità di materiale coperto da copyright, si rischia l’aumento della sanzione. Ma si tratta di un’indicazione molto vaga.
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