Il sogno di diventare mamma, a una settimana dal Natale. Una gioia attesa, spezzata dalla tragedia. Andreea Mihaela Antochi, 30 anni, di Villanterio, è morta nel reparto di Ostetricia del San Matteo mentre cercava di dare alla luce il bambino che portava in grembo, Sasha Andrei Lovin. Una gravidanza desiderata e che era andata avanti senza problemi per nove mesi.
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La donna è morta insieme al figlio nella notte tra lunedì e martedì per una grave crisi respiratoria, a cui è seguito un arresto cardiaco, ma resta ancora da chiarire cosa l’abbia provocata. I medici hanno provato a salvare il bambino con un cesareo d’urgenza, ma non è bastato.
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La denuncia e l’inchiesta
Il marito e padre delle vittime, Florin Catalin Lovin, si è rivolto a un avvocato, Mauro Ferdinando Miranda di Milano, e ha presentato una denuncia chiedendo di accertare eventuali responsabilità. La procura di Pavia ha subito aperto un’inchiesta per omicidio colposo e per responsabilità colposa per morte in ambito sanitario.
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Il fascicolo è ancora contro ignoti, ma le indagini sono appena all’inizio e tutto potrebbe cambiare nelle prossime ore. Il magistrato ha infatti disposto l’autopsia, che non è stata ancora fissata: non è escluso che per l’esame saranno inviati, come atto dovuto, avvisi di garanzia al personale medico e ostetrico che si è occupato della paziente e del bambino.
Intanto è stata acquisita la cartella clinica e tutta la documentazione sanitaria relativa al caso. Anche la direzione del San Matteo, ospedale da circa 2mila parti l’anno, ha avviato un’indagine interna, per fare luce sulle cause della morte di madre e figlio.
Il dolore del padre
La famiglia, originaria della Romania, risiede a Villanterio da molti anni. Il padre e marito delle vittime è in Italia dal 2007, Andreea Antochi da dieci anni. Si erano sposati nel 2021 e subito era sorto in loro il desiderio di avere un figlio. «Lo avevano tanto voluto, lo aspettavano con gioia», dicono le persone vicine alla famiglia. Avevano deciso di chiamarlo Sasha. Per Florin Catalin Lovin la felicità si è trasformata in incubo. «Sono rimasto con lei in ospedale per tutto il tempo, anche in sala parto – dice tra lacrime di disperazione –. Dopo ore e ore di travaglio non ce la faceva più, era sfinita. Le responsabilità le accerterà il magistrato, ma io dico che hanno aspettato troppo per il cesareo. Voglio solo sapere cosa è successo, perché mia moglie e mio figlio non ci sono più. Voglio la verità». Sul suo profilo social l’uomo ha lasciato queste parole: «Grazie per i sette anni più belli della mia vita, quelli che ho vissuto con voi. Vi amerò per sempre, addio amori miei». Da quanto è stato finora ricostruito la donna è entrata al San Matteo domenica pomeriggio.
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La ricostruzione
Un ingresso a quanto pare programmato. Aveva infatti superato il termine della gravidanza e si rendeva necessario indurre il parto. Così è stato e la mamma è entrata in travaglio. Secondo le testimonianze dei parenti le doglie sarebbero cominciate domenica sera e andate avanti per tutta la giornata di lunedì. In tutto circa 14 ore. Alla sera la paziente viene portata in sala parto. Ma qui, dopo vari tentativi di far nascere il bambino, la situazione è precipitata. La donna ha perso conoscenza. Sono stati chiamati subito i rianimatori, che hanno tentato di strapparla alla morte per quasi un’ora, anche mettendola in Ecmo, l’ossigenazione extracorporea. Vista la situazione i medici hanno tentato il cesareo, per salvare il bambino, che è però arrivato nel reparto di Terapia intensiva neonatale in fin di vita.
Tanti dubbi da chiarire
La donna è morta per una insufficienza respiratoria, ma le cause di questa crisi che si è rivelata fatale sono da chiarire. Una ipotesi è quella di un’embolia da liquido amniotico, un’emergenza ostetrica molto rara, che si verifica quando il liquido entra nella circolazione sanguigna della madre, ma non si può nemmeno escludere una patologia cardiaca sconosciuta. L’autopsia potrà sciogliere i dubbi.
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«Ho chiesto subito di sapere la data dell’esame per provvedere alla nomina di un consulente di parte e di una ostetrica clinica – dice l’avvocato Miranda –. Servirà a fare chiarezza sull’evento e a capire se vi siano state avvisaglie sottovalutate».
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Il presidio delle amiche
Per questa mattina alle 10, amiche, conoscenti e familiari di Andreea Mihaela Antochi hanno organizzato un presidio di cordoglio in piazzale Golgi, dove si trova l’ingresso storico del policlinico San Matteo. La notizia è rimbalzata ieri sui social e confermata dalle amiche della donna, che in un post hanno scritto: «Abbiamo pensato di fare una manifestazione ️davanti all’ospedale San Matteo di Pavia perché non è giusto che oggi una donna che va a partorire alla fine perde la vita insieme al figlio. Chiediamo la presenza di tutti affinché queste cose non succedano più e che quelli che dovevano salvarla l’hanno lasciata soffrire fino all’ultimo». Una tragedia, quella accaduta nel reparto del policlinico, a una settimana dal Natale, sulla quale la procura di Pavia ha aperto un fascicolo contro ignoti, al fine di accertare «eventuali condotte colpose» e individuare «eventuali responsabilità», si legge nella nota della procura.
L’ospedale: «Vicini alla famiglia e piena collaborazione con i magistrati»
«Per tutta la comunità del San Matteo questa è una giornata di lutto. La morte di una mamma e del suo bambino è un dramma dolorosissimo, il nostro pensiero accorato è rivolto a chi non c’è più. Ci stringiamo a chi ne piange la scomparsa». Queste le parole utilizzate del policlinico, per sintetizzare lo stato d’animo e la tensione che in queste ore si respira in ospedale dopo la morte della trentenne Andreea Mihaela Antochi e di suo figlio Sasha Andrei Lovin. E dopo l’apertura di un fascicolo contro ignoti da parte della procura, il principale punto nascite della provincia di Pavia si dice pronto a collaborare con i magistrati per accertare la verità dei fatti. «C’è un’indagine in corso a cui il nostro istituto garantisce piena collaborazione per i dovuti accertamenti» prosegue la nota diramata dall’ospedale, punto di riferimento per le nascite che abbraccia un territorio anche più ampio di quello provinciale, perché una quota delle famiglie che ogni anno scelgono di far nascere i propri figli a Pavia arrivano dal piacentino o dal basso milanese.
Il 92 per cento delle partorienti del 2023 al San Matteo è lombardo, il 6 per cento da fuori regione e il 2 per cento sono straniere. E dopo la chiusura del punto nascite di Stradella, ha assorbito anche parte dell’utenza oltrepadana. «Per parte nostra – conclude il policlinico – non possiamo fare altro che ribadire il valore e l’alta professionalità dei medici e di tutto il personale del San Matteo, che dedicano tutta la propria vita, con incredibile abnegazione, a salvare vite e a farne nascere di nuove». —
Si.P