“La de-carbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è il più tragico errore europeo degli ultimi decenni, con tutte le conseguenze catastrofiche che si manifesteranno negli anni a venire a causa del Green Deal”. Non usa mezzi termini Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei Conservatori al Parlamento europeo, durante il topical debate a Strasburgo per demolire l’accordo verde. L’eurodeputato di Fratelli d’Italia ha spiegato la pericolosità delle “direttive e dei regolamenti, i cui frutti avvelenati stanno cominciando a maturare e da qui ai prossimi anni e intossicheranno l’intera economia europea, con tutto quello che ne consegue per la tenuta sociale delle nostre popolazioni”.
“Non ci avete mai ascoltato” ha detto facendo l’elenco dei piani nocivi adottati dall’Unione europea per agevolare la transizione green, tra cui “Il bando dei motori endotermici fissato al 2035, senza distinzione tra carburante fossile o rinnovabile, come nel caso dei biocarburanti. Una scelta suicida – ha rimarcato – che sta provocando la chiusura a catena degli stabilimenti produttivi europei”. La preoccupante lista di Procaccini sul Green Deal continua con “l’obbligo di portare il consumo di energia da fonti rinnovabili al 42,5% entro il 2030 e le emissioni zero di tutti i nuovi edifici pubblici dal 2028, mentre quelli privati dal 2030. Il sistema Ets, che sovraccaricherà i costi di produzione di tutte le aziende europee e nel trasporto marittimo è ancora più penalizzante, con effetti sugli scambi internazionali ed il conseguente aumento dei prezzi”.
Poi ha sottolineato le contraddizioni di Bruxelles sul dossier ambiente e inquinamento. Le istituzioni europee ritengono preoccupante le emissioni di anidride carbonica nell’aria ma senza avere chiaro il fatto che paesi come l’India e la Cina abbiano contribuito a livello mondiale nella catastrofe dell’inquinamento atmosferico. Per questo motivo, l’esponente di FdI ha spiegato che “nel 2023 il mondo ha registrato il picco più alto di emissioni di CO2 della storia, malgrado l’Ue sia scesa al suo picco più basso: il 7% delle emissioni globali”. Secondo le sue parole “questo ci dice che l’Europa sta diventando sempre più piccola nel mondo e che la difesa dell’ambiente è un privilegio che possono permettersi le nazioni economicamente in buona salute”.
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