Questa storia ha dell’incredibile: e se non fosse per la inverosimiglianza dei suoi contorni e i rilievi giudici a cui sottende, addirittura del grottesco. Ma lòa rabbia che la moglie del malcapitato finito a sua insaputa in una vicenda che sarebbe da definire con ben altre parole che “surreale” (ma tant’è), è palpabile, anche solo leggendo le dichiarazioni rilasciate. Ma procediamo con ordine. E partiamo dal principio che, ahinoi, coincide con una situazione di salute assai precaria su cui poi si innesterà l’accaduto.
Dunque, Giovanni Mista, residente nel comune di San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino, è un uomo in coma. Giace su un letto di ospedale incosciente e inconsapevole di quanto sta accadendo alle sue spalle. Già, perché l’uomo, suo malgrado e a sua insaputa, si ritrova senza averlo mai richiesto, tesserato del Pd. A raccontarlo – ma forse sarebbe più opportuno: a denunciarlo – al Corriere del Mezzogiorno è la moglie di Giovanni Mista, residente nel comune di San Martino Valle Caudina, in provincia di Avellino, che si è ritrovato tra gli iscritti dem dopo un lungo ricovero in ospedale.
Avete capito bene: sembra una scena di 1984, il film tratto dal celebre libro di Orwell, ma purtroppo è la pura realtà, resocontata da agenzie di stampa e siti che hanno rilanciato la sconcertante notizia. Una vicenda che prescinde da qualunque volontarietà e iniziativa mossa dal suo protagonista- vittima che, ricoverato a lungo in ospedale per un ictus che lo ha portato al coma, per poi essere trasferito in un centro di riabilitazione, ha scoperto di fare parte della lunga lista di iscritti dem senza mai ricevere peraltro spiegazioni sulla misteriosa iscrizione per cui non avrebbe mai fatto fatto richiesta.
Sua moglie però è vigile e cosciente: e una volta resasi conta dell’arcano, ha denunciato il furto di dati privati e personali (articolo 2 del regolamento del tesseramento) anche perché dinanzi alla richiesta di chiarimenti si è trovata immersa in un magma indistinto di argomentazioni poco chiare che, di sicuro, non l’hanno né convinta né rassicurata. «È stato il sindaco». «Forse un equivoco». «Suvvia conciliamo», le sarebbe stato replicato in assenza di giustificazioni plausibili. Ma ladonna, non solo non si è affatto convinta: è andata proprio su tutte le furie. Anche di più.
Tanto che Il Giornale tra gli altri, approfondendo i dettagli della notizia, riferisce le parole della consorte del malcapitato che recitano: «”Siamo stati usati per interessi politici. Non abbiamo mai versato la quota”, che è di euro 15 con eventuale contributo straordinario che non può superare gli euro 20». Un mistero buffo, per noi che ne leggiamo, ma beffardo per chi lo ha dovuto incassare come tale. E un fatto, riferisce l’Adnkronos, su cui è intervenuto il senatore dem e commissario del Pd campano, Antonio Misiani, che parlando a Radio Cusano Campus ha sentenziato: «Ho intenzione di verificare fino in fondo quello che è successo, che è una vergogna. E su cui, se confermato, prenderemo provvedimenti come abbiamo sempre fatto».
E ancora. «Noi – rimarca Misiani – i “signori delle tessere” li abbiamo mandati via e abbiamo contrastato e contrasteremo fino in fondo qualunque forma di abusi e di irregolarità. I provvedimenti li prenderemo verso chi ha fatto una tessera falsa ad una persona che non aveva la minima intenzione. Il diretto interessato ha la mia solidarietà così come i familiari che hanno denunciato. Non hanno e non avranno la mia solidarietà, i cretini che hanno fatto questa cosa». Si attende allora solo di scoprire che volti e nomi hanno questi mistificatori, questi procacciatori di tessere affibbiate a loro insaputa a inconsapevoli pazienti che, da un letto d’ospedale, stanno combattendo ben altre battaglie…
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