Questa mattina, alle 6:10, un boato ha squarciato la tranquillità di Rjazanskij Prospekt, uno dei principali viali di Mosca. Un ordigno esplosivo artigianale è detonato con precisione chirurgica nei pressi dell’ingresso di un edificio residenziale. Le vittime sono il tenente generale Igor Kirillov, capo delle forze di protezione radiologica, chimica e biologica (RHBZ) delle Forze Armate russe, e il suo assistente. I due uomini non hanno avuto scampo, colti di sorpresa mentre uscivano dall’edificio, diretti verso l’auto di servizio.
L’esplosione è stata devastante: vetri infranti fino al terzo piano, la porta d’ingresso sventrata, danni visibili anche a veicoli parcheggiati a distanza. Testimoni oculari raccontano di un’onda d’urto così potente da far tremare le finestre di edifici opposti. Una residente, ancora scossa, ha dichiarato: “Pensavo ci fosse il terremoto, non un’esplosione”.
Le forze dell’ordine e gli esperti forensi hanno delimitato l’area, avviando immediatamente le indagini. La scena è stata esaminata al dettaglio: recuperati componenti dell’ordigno, mentre gli artificieri hanno confermato che la potenza era di circa 200-300 grammi di tritolo, attivato a distanza, forse tramite radiosegnale. Le videocamere di sorveglianza dei palazzi circostanti potrebbero rivelare l’identità degli esecutori.
Igor Kirillov, 54 anni, era un uomo chiave della struttura militare russa. A capo delle forze RHBZ dal 2017, aveva dedicato la sua carriera a svelare e denunciare, con prove alla mano – secondo fonti russe - quelli che definiva i crimini dell’Occidente. Kirillov si era occupato dei controversi biolaboratori americani in Ucraina, delle presunte provocazioni chimiche della NATO in Siria e dei casi di Salisbury e Amesbury in Gran Bretagna. Figura controversa a livello internazionale, era stato sanzionato dal Regno Unito per presunti utilizzi di armi chimiche vietate e accusato di essere uno dei responsabili della disinformazione russa.
Solo il giorno precedente alla sua morte, l’SBU (Sicurezza di Stato Ucraina) aveva formalizzato un'accusa contro Kirillov. Secondo l’SBU, sotto il suo comando, le forze russe avrebbero utilizzato munizioni chimiche vietate, come le granate “K-1” con agenti irritanti CS e CN, contro le truppe ucraine. L’utilizzo di queste sostanze è proibito dalla Convenzione sulle armi chimiche del 1993.
La morte di Kirillov non è solo un fatto di cronaca, ma un evento dal forte peso simbolico. In un contesto di tensioni crescenti tra Mosca e Kiev, l’esplosione viene letta da molti come una vendetta ucraina. Andrej Kartapolov, presidente del comitato della Duma per la difesa, ha subito attribuito l’attacco alle forze di Kiev: “È una risposta disperata alla sconfitta sul campo di battaglia”.
Dall’altra parte, questa versione lascia spazio a ombre più complesse. L’intelligence russa non esclude la pista di un sabotaggio interno, o addirittura una faida all’interno degli apparati militari. Kirillov, infatti, non era solo un alto ufficiale, ma anche un uomo dai segreti scomodi, spesso al centro di rivelazioni che sollevavano più domande che risposte.
Secondo i dati preliminari, l’ordigno sarebbe stato collocato su un monopattino elettrico parcheggiato accanto all’ingresso durante la notte. Una mossa che dimostra una conoscenza dettagliata delle abitudini di Kirillov e un’impeccabile organizzazione logistica. Alcune fonti sostengono che l’attacco sia stato portato a termine da un complice nascosto nei paraggi, pronto ad attivare il dispositivo a distanza.
Le autorità hanno avviato un procedimento penale, mentre il Comitato Investigativo della Federazione Russa coordina le indagini. Boris Grigoriev, procuratore del distretto sud-orientale di Mosca, ha dichiarato: “Faremo luce su ogni dettaglio di questo crimine”.
Maria Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha salutato Kirillov come un eroe: “Un uomo coraggioso, che non si è mai nascosto. Ha combattuto per la verità e per la Patria”. Ma questa morte, oltre all’impatto emotivo, apre nuovi interrogativi sul futuro della leadership militare russa. Kirillov era una figura chiave, sia per il ruolo strategico che per la gestione della narrativa internazionale.
Intanto, l’opinione pubblica russa si divide tra chi punta il dito contro l’Ucraina e chi ipotizza scenari più complessi: un regolamento di conti interno, un messaggio in codice per i vertici militari o un ulteriore atto della guerra delle ombre che si combatte ben lontano dai campi di battaglia.
La morte di Igor Kirillov è più di un omicidio mirato. Rappresenta un segnale inquietante di come il conflitto tra Russia e Ucraina stia assumendo dimensioni sempre più asimmetriche e imprevedibili. Un generale scomodo, accusato di crimini di guerra, è stato eliminato con una precisione che scuote il mondo intero.
Sabotaggio interno, ucraina o un altro attore nascosto nella rete intricata della geopolitica internazionale? Le risposte arriveranno - forse - dalle indagini, ma la morte di Kirillov è già diventata un punto di svolta nella narrativa della guerra.
Il silenzio calato su Rjazanskij Prospekt, rotto solo dalle sirene delle forze di emergenza, racconta una storia che non si ferma alla cronaca: è l’inizio di una nuova, pericolosa fase di questa guerra senza confini.