Con una mano si accarezza il pancione mentre, seduta alla scrivania, organizza i turni di pattuglia e ricontrolla gli atti d’indagine. Ottavia Mossenta, 36 anni di San Miniato (Pisa), è la comandante della compagnia carabinieri di Trieste via Hermet e fra poche settimane diventerà mamma per la seconda volta.
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Donna, ufficiale dell’Arma e genitore: tre ruoli che riveste con passione, tenacia e sensibilità. «Ho scelto di fare il carabiniere perché volevo aiutare il prossimo – racconta con un sorriso, a poche settimane dal congedo per maternità, essendo ormai all’ottavo mese di gravidanza –. Sono due gli episodi che mi hanno segnata, facendomi capire che possiamo fare davvero la differenza. A Mestre, quando una mamma ha denunciato a fin di bene il figlio minorenne che faceva uso di droga, implorandoci di aiutarlo a uscire da quel tunnel, come poi è successo.
E a Villafranca di Verona, quando ho seguito le indagini su una donna sequestrata dal compagno e rinchiusa in un cassone di mele. Ricordo ancora il sollievo di averla trovata viva dopo due settimane di ricerche e la soddisfazione di aver fermato il compagno e il suo complice. Fui io a raccogliere la testimonianza della vittima: mi colpì molto il suo racconto sulle violenze subite».
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In quell’occasione Mossenta ha toccato con mano cosa significava salvare una vita. «Il proposito di aiutare gli altri, di essere utile ai cittadini, mi motiva ancora oggi, dopo vent’anni – prosegue il maggiore –. È quello che racconto alla mia bambina di tre anni quando mi chiede cosa fanno le persone in divisa come me e il suo papà». L’idea di indossare l’uniforme iniziò a prendere forma a 16 anni, dopo la visita al comando dell’Arma insieme ai compagni del liceo scientifico.
Oggi è lei a incontrare le classi per educare i ragazzi alla legalità. All’inizio la sua famiglia rimase sorpresa di fronte alla sua “vocazione” per l’Arma, a maggior ragione visto che non aveva parenti militari. «Ho scoperto soltanto in seguito che un mio bis-bis nonno, vissuto nell’Ottocento, era un sottufficiale dei Reali carabinieri» dice l’ufficiale indicando il ritratto scovato in cantina e ora appeso a una parete del suo ufficio, tra gli scudetti in legno e i calendari dell’Arma.
Arruolata nel 2009, dopo 5 anni tra Accademia militare e Scuola ufficiali in cui ha conseguito una laurea in Giurisprudenza, Mossenta ha ottenuto il suo primo incarico a Reggio Calabria. Ed è qui che ha conosciuto il collega carabiniere scelto che poi sarebbe diventato suo marito e attualmente è in servizio alla compagnia carabinieri Aurisina.
Dalla Calabria, il maggiore è stata poi trasferita al Nord, prima a Mestre come comandante del Nucleo operativo radiomobile, poi alla guida della compagnia di Villafranca. Quindi l’approdo a Trieste, due anni fa, al comando di quasi 200 militari.
«È un numero importante, che mi offre l’opportunità di affinare la collaborazione con i sottoposti – spiega la comandante – oltre a misurarmi con le problematiche del territorio. Fronti che ci vedono particolarmente impegnati sono quelli delle truffe agli anziani, della violenza di genere e giovanile. Fare prevenzione è fondamentale, per questo promuoviamo incontri di sensibilizzazione nei centri anziani, nelle parrocchie e nelle scuole». L’obiettivo è contribuire a creare un mondo migliore, per tutti. Compreso il bimbo che fra poco darà alla luce. —