Da spento è un varco buio, tutto nero, ma basta un tocco sullo schermo ed ecco che il cancello si spalanca, l’orizzonte si accende di colori: «Come azienda, rappresentiamo la prima porta d’ingresso al digitale in Italia. Lo smartphone è uno spioncino piccolo da cui guardare un universo immenso, una prateria di contenuti e possibilità».
Tommaso Vitali, direttore B2C Marketing & New Business e Sustainability Ambassador di WindTre, ama raccontare le sue visioni attraverso le analogie. Lo fa per semplificare l’innovazione, enfatizzarne con chiarezza i pregi e, con la stessa lucidità, i pericoli:
«Per esempio, nella vita reale non lasceremmo mai su una scrivania qualche contenuto imbarazzante scritto su un foglio. Nelle chat e sui social network condividiamo tanto con leggerezza, senza preoccuparcene troppo. Il digitale è un universo ampio e sconosciuto: per affrontarlo con intelligenza, bisogna essere attrezzati».
Partendo da questa filosofia, già nel 2018 WindTre ha lanciato il programma «NeoConnessi», realizzato in collaborazione
con la Polizia di Stato: un kit di teoria e pratica per un’esplorazione più sicura, meno ingenua, dei vasti territori della Rete.
Il progetto è trasversale: si rivolge a bambini e ragazzi, però coinvolge attivamente insegnanti e genitori. Comprende strumenti didattici che puntano sul gioco e l’intrattenimento, un corso per le famiglie e uno certificato dal ministero dell’Istruzione per i docenti. Spazia tra riflessioni, consigli concreti, un decalogo utile su come gestire il primo approccio dei più piccoli alla Rete, stilato assieme alla Società italiana di pediatria. La somma è un ventaglio di risorse gratuite, approfondite ma non noiose, disponibili sul sito www.neoconnessi.it e accessibili a tutti, anche a chi non è un cliente dell’azienda.
Sulla carta è un’idea piena di senso, ma quali sono stati i riscontri pratici?
Ha raggiunto oltre un milione e mezzo di bambini delle classi quarta e quinta elementare e da quest’anno è stata ampliata agli studenti delle scuole medie. Arriveremo così alla metà degli istituti italiani, a due milioni di ragazzi in tutto.
Sono numeri importanti. Come sono stati raggiunti?
Con l’esperienza che abbiamo potuto consolidare nel tempo e tramite il passaparola positivo di cui abbiamo beneficiato: siamo partiti quasi sette anni fa, quando il tema non era sentito e attuale come adesso. Possiamo affermare di essere stati
dei pionieri e di avere acquisito, a nostra volta, delle competenze non imitabili da altri.
Siete un’azienda di telecomunicazioni, perché cimentarvi con un terreno delicato come l’educazione?
Abbiamo partner qualificati che ci hanno aiutato a strutturare il percorso nella migliore maniera possibile. Continuiamo a chiederci come fare la differenza, in quali ambiti possiamo dire la nostra. Il digitale lo è senz’altro, ancora oggi che la nostra natura è diversa dalle origini.
Si spieghi meglio.
Oltre ai servizi di connettività proponiamo assicurazioni, luce e gas, secondo la stessa logica: essere vicini alle famiglie. Teniamo parecchio alla nostra reputazione. Iniziative come «NeoConnessi» dicono tanto di quello che siamo, dell’impatto concreto e positivo che vogliamo avere sulla società.
A proposito di impatto, si dibatte molto su quello della tecnologia su bambini e adolescenti. Qual è la vostra posizione?
Non demonizzare, ma guidare. Usare questi strumenti nel modo giusto perché sono imprescindibili. Certamente hanno un lato oscuro, su cui è opportuno fare luce, ma il domani passa da qui. Inoltre, c’è qualche diffidenza da lasciarsi alle spalle.
A cosa si riferisce?
Al recente studio internazionale della Iea, l’associazione internazionale che valuta le competenze degli studenti.
I 13enni italiani stanno crescendo e migliorando in ambito digitale, non sono indietro, non sono in ritardo.
Dunque?
Ci sono ragioni per essere fiduciosi, con le opportune reti di sostegno e salvaguardia. Una dieta tecnologica totale è impossibile. Non è un caso che tra i punti chiave del nostro decalogo abbiamo inserito la necessità di un equilibrio tra il digitale e il reale.
È davvero realizzabile?
Ho una figlia di due anni, penso a quando crescerà. Mi rendo conto di quanto già adesso sia attratta da questi strumenti, non posso far finta di niente. Mi spaventa l’idea che dovrà gestire tutta questa complessità e sento di volerla proteggere. Penso che l’unico modo per farlo sarà aiutarla a maturare una sua autonomia, una sua consapevolezza. Il progetto «NeoConnessi» ha lo stesso scopo.