Cure chemioterapiche decise senza avere letto bene gli esami e ischemie confuse per metastasi. Per il caso di Andrea Purgatori, morto il 19 luglio del 2023, rischiano di andare a processo quattro medici. Si tratta dei radiologi Gianfranco Gualdi, Claudio Di Biasi, Maria Cristina Colaiacomo più il cardiologo Guido Laudani. Dai verbali in particolare, riporta il Corriere della Sera, emerge un’odissea fatta di decisioni mediche drastiche ed errate, che non hanno portato ad alcun miglioramento il paziente, ma nonostante questo sono state portate a termine. “Il dottor Marchetti – ha riferito il figlio di Purgatori, Ludovico – ha preso una posizione iniziale (prescrivendo trattamenti chemioterapici, ndr) solamente leggendo i referti e riservandosi di confermarla solo dopo consulto con il personale dell’Istituto Hillman di Roma, nel quale avrebbe fatto la radioterapia”. Due mesi dopo però, quelle che sembravano metastasi è stato smentito che lo fossero: si trattava infatti di ischemie. Ma nonostante questo Marchetti prescrive il massimo dei cicli di chemioterapia. E il medico si inalbera anche davanti alle obiezioni della famiglia, insistendo di avere ragione. A colpire nei verbali sono anche le dichiarazioni di Edoardo, nel passaggio in cui ricorda che venne chiesto un nuovo parere medico in merito alla situazione del padre. “Secondo quanto riferitomi dall’avvocato Cau (che rappresenta la famiglia Purgatori, ndr) — si legge ancora sul Corriere — la lettura di queste immagini (relative a ischemie, ndr) sarebbe risultata di facile interpretazione anche a uno specializzando”. Frasi lapidarie che ricostruiscono una vicenda di “imperizia, negligenza e imprudenza”, come ha sottolineato la Procura di Roma nella chiusura delle indagini.
L'articolo Inchiesta sulla morte Andrea Purgatori, i figli: ischemie e non metastasi, “l’avrebbe capito anche uno specializzando” proviene da Il Fatto Quotidiano.