Non c’è tregua a Corvetto, tira aria pesante nella banlieu milanese al centro delle cronache per la morte di Ramy Elgaml, 19enne di origine egiziana, al termine di un inseguimento con la polizia. Sui muri del quartiere tornano le scritti ingiuriose contro i poliziotti. “L’unico sbirro buono è quello morto». «Gli unici stranieri fasci e sbirri nei quartieri». «Questore povero di m…». «Fanculo sbirri». «Cazzo sbirri». «Zona 4 contro la Polizia». Le scritte si rincorrono tra le strade impenetrabili del quartiere e trasudano odio contro le forze dell’ordine. Gli autori provengono anche tra le file degli anarchici e dei centri sociali che fanno il buono e il cattivo tempo nelle case occupate.
Intanto sono sei i carabinieri sotto la lente della procura di Milano che indaga sull’incidente accaduto la sera del 24 novembre. Si tratta degli uomini in divisa arrivati, su tre diverse auto, sul luogo dell’impatto. Nel registro degli indagati, per ora, “ci sono quattro nomi”, ma le posizioni al vaglio sono sei. Di omicidio stradale devono rispondere Fares Bouzidi, l’amico della vittima alla guida del t Max, e il vicebrigadiere al volante della gazzella che ha finito la sua corsa in via Quaranta. Altri due militari sono invece accusati di favoreggiamento e depistaggio per quanto riferito dal testimone oculare a cui sarebbe stato chiesto di cancellare un video dell’accaduto. “Ove fosse confermata l’accusa ai carabinieri, non tocca l’analisi fatta su quello che è successo a Corvetto”, ha chiarito subito il ministro Matteo Piantedosi.
I sindacati di polizia, però, si ribellano di fronte alle accuse generalizzate oltre e denunciano la violenza che si scatenata nelle 48 ore di guerriglia urbana a Corvetto dopo la morte di Ramy. Fango sparato a più non posso contro gli agenti “cattivi”, vittime prediletta dagli odiatori di sinistra. E dall’altra parte la beatificazione dei violenti che diventano eroi.
L'articolo Corvetto, ancora scritte sui muri contro le divise. Lo sfogo dei poliziotti: noi indagati, loro impuniti sembra essere il primo su Secolo d'Italia.