PAVIA. Nel giorno in cui la città celebra il santo patrono il vescovo Corrado Sanguineti nella sua omelia tocca il delicato tema delle inchieste giudiziarie che svelano meccanismi che hanno «ferito e turbato il nostro territorio» e lancia un appello a «non rassegnarsi al male e al nulla».
«Prima il bene della città»
«Inchieste – precisa - che sembrano svelare prassi di potere lontane dalla cura del bene comune in una città e un territorio che fa i conti con il crescere della povertà, con il problema della casa e del lavoro precario o sottopagato, con una crisi della natalità che ci lascia tutti più poveri e più timorosi del futuro, con l’indifferenza di molti alla tragedia delle guerre e alla logica di violenza e di confronto tra nazioni e schieramenti che pensavamo appartenere al passato». Da qui l’appello a costruire «un’alleanza sociale per la speranza», come chiesto da Papa Francesco.
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Speranza che consente di non rassegnarsi al cinismo. Le parole del vescovo risuonano nella cattedrale e raggiungono i fedeli durante il solenne pontificale celebrato nel giorno dedicato a San Siro le cui spoglie sono custodite in duomo, all’interno di un’urna ottocentesca in cristallo. Monsignor Corrado Sanguineti sottolinea la necessità di un’alleanza per la pace e per la vita. Ma anche un’alleanza che metta al centro i poveri. «Il livello umano di una società si misura dal posto che hanno i poveri e dall’impegno per ridurre le cause d’impoverimento e non lasciare nessuno ai margini – spiega -. Qui entrano in campo scelte politiche ed economiche, ma anche il vissuto quotidiano delle persone per combattere il rischio d’assuefazione, come se fosse inevitabile che continuino a esserci tra noi famiglie che non hanno un’abitazione, né cibo, nell’indifferenza di tanti».
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Il vescovo chiede di proseguire sulla strada della collaborazione tra comune, associazioni di volontariato, comunità parrocchiali, Caritas diocesana e ricorda l’iniziativa “Nessuno si salva da solo” nella quale credenti e non credenti si mettono insieme per costituire un fondo di solidarietà. Massima attenzione ai migranti che vivono anche nel nostro territorio. «Non vanno considerati solo numeri, ma persone. Le scuole, le società sportive, gli oratori, l’università e i collegi possono svolgere un ruolo positivo per realizzare una vera integrazione». Il vescovo sollecita la necessità di prendersi cura dei giovani «che chiedono la piena valorizzazione della loro soggettività, come evidenziato dalla mostra “L’epoca fragile?” promossa da “Convivio”, espressione della pastorale universitaria». E poi ci sono i detenuti, “«va favorita l’apertura della città al carcere e del carcere alla città», i malati, «che chiedono scelte a sostegno della sanità pubblica», gli anziani «da aiutare con gesti concreti contro la solitudine».
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