Pura propaganda politica. Elly Schlein ha scoperto fuori tempo massimo gli operai e il tour nelle fabbriche. Ma se prendi un operaio Stellantis, lui vi dirà che non la beve. Glielo ha chiesto chiaro e tondo Nicola Porro nel corso di “Quarta Repubblica” il talk di Rete 4. L’invitato in studio è Luigi Saratiello, 42 anni di cui 22 nell’automotive italiano. E’ in cassa integrazione da un po’ di tempo e la materia la conosce. Il conduttore gli chiede cosa pensa delle visite dei leader della sinistra, in particolare Elly Schlein, che in questi giorni è andata davanti alle fabbriche delle Trasnova, un’azienda dell’indotto dell’ex Fiat sono scattati i licenziamenti.
Porta a casa uno stipendio magro, poco più di mille euro al mese e come lui tanti altri lavoratori dell’azienda che, in assenza di commesse e vendite, ha bloccato praticamente tutte le fabbriche italiane. Non si sa cosa accadrà, nonostante il piano di rilancio presentato dal nuovo management dopo il siluramento di Carlos Tavares. “Siamo preoccupati – dice Luigi a Nicola Porro – gli stipendi di Pomigliano verranno decurtati di 500 o 600 euro”. Poi il siluro. “Ho visto tante passerelle davanti alla fabbrica. Chi oggi viene fuori Pomigliano viene per propaganda politica, sono gli stessi che hanno portato lo stabilimento in questa situazione mettendo le regole del 2035 sulle auto. Quella data per il settore automotive è troppo vicino, ci vuole più tempo”. E ancora: “La transizione va fatta con tempi diversi”.
L’operaio smaschera l’interventismo dell’ultim’ora della segretaria PD. E in studio dà la sua spiegazione sul perché il mercato abbia rifiutato del tutto l’auto elettrica: “C’è troppa confusione. Il cliente non sa cosa acquistare: gli dicono di comprare elettrico, ma non sapendo bene cosa fare non compra né quelle alla spina né quelle endotermiche”. Sull’inerzia del Pd su Stellantis, poco prima, anche il leader di Azione Carlo Calenda aveva dato una bella “legnata” alla dem Simona Bonafè: “Schlein è stata l’unica segretaria dei partiti di opposizione a non firmare la richiesta di audizione di Elkann proposta da noi. Non ci prendiamo in giro sugli atti parlamentari”. La dem ha tentato una difesa, spiegando che il suo partito “ha presentato 32 atti”. Ma a quel punto il leader di Azione, spazientito, ha risposto: “Te prego, non me fa così, io ho fatto 340 atti ma non cambia niente”.
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