Emmanuel Macron va a tentoni in cerca di una via d’uscita all’ennesima crisi politica. Dopo il fallimento di Michel Barnier con un governo appoggiato dall’estrema destra, al capo dell’Eliseo non resta che tentare schemi alternativi. E, per forza di cosa, è costretto a guardare a sinistra: oggi ha convocato un tavolo “largo” con le forze disponibili al dialogo. Ovvero Socialisti, Comunisti e Verdi, insieme a Repubblicani e macroniani. Basta escludere la France Insoumise e il Rassemblement National per arrivare a una tregua? Già all’ingresso, intorno alle 14, il messaggio arrivato dai partiti era quello di prudenza, se non scetticismo. Il presidente della Repubblica, nel bel mezzo della discussione, ha però fatto sapere che vuole nominare un nuovo primo ministro in 48 ore. Con quale maggioranza, resta ancora un mistero.
La politica francese vive da mesi una fase di profonda instabilità con forze incapaci di trovare un accordo. Il risultato paradossale è quello della stasi: essendoci appena state elezioni legislative anticipate, non è possibile sciogliere l’Assemblée Nationale prima di giugno prossimo, e nell’attesa si fatica anche a trovare un accordo di minoranza. Un segnale diverso è arrivato nei giorni scorsi dai Socialisti che hanno deciso di aprire al dialogo con Macron e, di fatto, rompere l’accordo a sinistra del Nuovo Fronte Popolare. Il problema resta il fatto che la France Insoumise non è ammessa al tavolo per volontà del capo dello Stato. Il leader Jean Luc Mélenchon oggi si è rivolto agli alleati: “Fra un paio di giorni torneranno da noi, con qualche imbarazzo”, ha detto. “Noi non facciamo concessioni, non siamo stati eletti per farlo”.
Le discussioni al tavolo sono molto complesse. Il partito socialista, il primo dell’alleanza di gauche ad aderire all’invito di Macron, ha ribadito le sue tre condizioni: non parteciperà a governi guidati dalla destra o da “tecnici”, serve una reale svolta su pensioni, potere d’acquisto e giustizia fiscale, e la nomina di un premier di sinistra. Il capogruppo dei Républicains, Laurent Wauquiez, ha ipotizzato che dal “tavolo” potrebbe emergere una strategia per ottenere “una non censura” di qualcuna delle forze politiche che partecipano. Dubbi anche nel campo macroniano: “Il presidente sbaglia, non deve costruire lui la maggioranza, ma il suo premier”, ha detto una personalità del suo entourage. Scettico anche il centrista François Bayrou, la cui ventilata nomina ha fatto irrigidire la sinistra, decisamente ostile. La leader dei Verdi Marine Tondelier, prima di entrare, ha cercato di lavorare per l’unità delle sinistre e ha ribadito che è necessario un passo indietro di Macron: “Non è in condizioni di essere l’arbitro che decide”, ha dichiarato. Ma per ora, l’ultima parola è solo e soltanto quella del capo dell’Eliseo. Che non ha intenzione di farsi da parte.
L'articolo Francia, tavolo largo con le sinistre (senza Mélenchon) per uscire dalla crisi. Macron “vuole nominare un primo ministro in 48 ore” proviene da Il Fatto Quotidiano.