“I processi segreti si fanno nei sistemi liberticidi e non certamente nei sistemi democratici. Il processo è per sua natura pubblico ed è la cifra di una civiltà democratica di un Paese avere un processo pubblico”. Così, interpellato dall’agenzia AdnKronos a margine di un’audizione parlamentare, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia commenta il bavaglio sulle ordinanze cautelari diventato legge lunedì, con l’approvazione definitiva in Consiglio dei ministri. La nuova norma impedisce ai giornali di citare tra virgolette i provvedimenti con cui i gip applicano le misure cautelari personali, come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari, mentre rimane consentito pubblicarne il “contenuto“, cioè la sintesi affidata a chi scrive. “Non capisco il senso di questa chiusura alla pubblicità”, osserva Santalucia. “Meglio pubblicare un testo per come è stato redatto dal giudice che affidarsi al riassunto di un giornalista perché, su alcuni aspetti tecnici, il riassunto potrebbe, incolpevolmente, tradire il senso, enfatizzare alcuni aspetti, svilirne altri e questo a detrimento della corretta informazione. Se un soggetto viene privato di un bene primario, la libertà, è bene che tutti sappiano, perché il controllo pubblico è uno dei controlli più efficaci”, sottolinea.
Per il portavoce di giudici e pm italiani, con questa iniziativa il governo si è mosso “più pensando agli interessi di alcune fasce di potenziali indagati che alla popolazione generale. Mettere il segreto”, ragiona, “è cosa pericolosa ma avrebbe un senso se fosse un segreto invincibile anche dalle pubblicazioni per riassunto: così è un segreto che può essere “bucato” con una pubblicazione per riassunto, poco tutela i presunti diritti alla riservatezza. E dico “presunti” perché quando si raggiunge un grado di sviluppo dell’indagine, come l’emissione di un’ordinanza cautelare, io credo che i diritti dell’indagato a essere tutelato nella sua riservatezza non possano prevalere sul diritto della pubblica opinione a conoscere cosa è successo”. Peraltro, aggiunge, il segreto investigativo “è più funzionale al bisogno di preservare l’indagine da inquinamenti più che alla tutela della riservatezza”. Santalucia denuncia anche un “problema di eccesso di delega” nel decreto approvato dal governo, perché l’emendamento-delega che prevedeva il bavaglio, firmato dal deputato di Forza Italia Enrico Costa, si riferiva alle “ordinanze di custodia cautelare” (in carcere o agli arresti domiciliari), mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha esteso il divieto anche alle misure meno gravi, cosiddette “non custodiali”, come l’obbligo/divieto di dimora, l’interdizione dallo svolgimento di un’attività o l’obbligo di firma.
Dalla politica, dopo il Movimento 5 stelle, a criticare il provvedimento arriva anche il Pd con l’europarlamentare Sandro Ruotolo, responsabile Informazione nella segreteria di Elly Schlein: “È a rischio la libertà di stampa dopo l’approvazione della legge bavaglio. Quando la stampa non è più libera, quando non può più dare le notizie, vuol dire che c’è la censura e che la nostra democrazia arretra e rischia di diventare una democratura, una democrazia illiberale. Per questo motivo il Partito democratico è dalla parte dei giornalisti e delle associazioni di categoria della stampa che protestano contro l’approvazione del decreto che vieta la pubblicazione degli atti giudiziari depositati. Un colpo alla cronaca giudiziaria che protegge delinquenti e colletti bianchi“, attacca.
L'articolo Bavaglio, Santalucia (Anm): “I processi segreti si fanno nei sistemi liberticidi. Il governo ha pensato solo agli interessi di alcuni indagati” proviene da Il Fatto Quotidiano.