Premessa 1: la mia generazione ha una particolare predilezione per Coach Luca Banchi, perché ha rappresentato la personificazione di chi, partendo dalla gavetta della provincia, ha saputo toccare i vertici della pallacanestro nazionale, europea, mondiale.
Una parabola ascendente lineare, con correttivi tecnici, ma senza mai derogare dai propri principi caratteriali.
La mia personale affinità si estende poi a periodi della nostra gioventù, in cui esperienze lavorative ed amicizie si fusero in un unicum memorabile.
Premessa 2: non sono d’accordo con Luca riguardo alla scelta delle dimissioni da Virtus Bologna. Ci sono ben altre responsabilità da prendersi preventivamente da parte di altri attori come il Club oppure i giocatori; quel termine andrebbe bandito, in una stagione dai presupposti iniziali fumosi a dir poco.
Ma tant’è, Luca ha seguito il suo istinto, come sempre. D’altronde chi più di lui stesso può fare valutazioni sulle dinamiche interne. Ecco quindi che sono partiti profluvi di meritati elogi per il nobile gesto e per la qualità della persona, considerazione che può sorprendere i più, ma non certamente chi lo conosce da vicino: tanto meno lo staff tecnico ed i suoi giocatori fedelissimi, che hanno speso per lui espressioni profonde.
L’avventura virtussina è stata troncata da due fattori:
1. L’aspettativa troppo alta che si era ingenerata dopo una stagione scorsa definita dai più semi trionfale con l’approdo ai play in di Eurolega;
2. In tonalità meno evidenti (ci fidiamo del personale istinto ed esperienza), la composizione dell’organico di questa stagione pare essere stato un coacervo di compromessi, tra cointeressenze, contratti in essere da rispettare, diminuzione di budget sottaciuto e talenti non ancora maturi per un Virtus style.
Insomma, un parto laborioso di varie menti pensanti, che è notoriamente quanto di più deleterio possibile per prefigurare una stagione di alto livello. In queste secche, si annida la parte dolorosa dell’essere coach: tutto il credito raggiunto in precedenza evapora, ci si sente soli, le tue notti insonni e il tuo essere leader di un progetto, come se il marchio societario ti fosse tatuato sulla pelle (…perché questo è il sentiment che ci pervade…), improvvisamente non interessano più a nessuno. Coach Banchi tornerà a solcare a breve altre onde perigliose, ulteriore vanto per la categoria.
Al proposito, un episodio non trascurabile: tutto ciò è avvenuto nella stesso fine settimana in cui Coach Mandole (Varese) ha dichiarato di doversi consultare con i propri dirigenti sull’ipotesi dimissioni. Esattamente come si confronta con gli “analytics” nella gestione dei cambi e di strategie di gara.
Due mondi differenti... —
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