In un’Italia dove i dialetti rischiano sempre più di scomparire, soppiantati dal linguaggio standardizzato della vita quotidiana e dei media, l’autore Dario Tesser ha raccolto una sfida di grande valore culturale e affettivo: preservare il dialetto trevigiano con il suo Dizionario treviʒan-italiano / italiano- treviʒan, edito da Editoriale Programma.
Questo testo rappresenta non solo un omaggio a una lingua che si è evoluta tra le vie e le piazze di Treviso, ma anche un potente strumento per riscoprire e proteggere un patrimonio linguistico minacciato dal passare del tempo e dal cambiamento delle abitudini sociali.
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Questo dizionario diventa così un viaggio attraverso la storia della città di Treviso e del suo quartiere popolare la Cae de Oro. Questa zona, ovvero l’intrico di stradine compreso tra via Avogadri, via Cesare Battisti, via San Nicolò, terminando a ridosso di via Manin, è passata alla storia, o meglio alla leggenda locale, come un quartiere a luci rosse e fossa di perdizione; in realtà era la zona più povera e popolare dell’interno delle mura cittadine, zona dov’erano relegati i cosiddetti ultimi e dove più per necessità che per virtù, vigeva una tacita legge di mutuo aiuto.
E se c’è bisogno di darsi una mano per sopravvivere, c’è anche bisogno di comunicare costantemente: in quei luoghi non ci sono frasi forbite, si parla in modo spesso sgrammaticato, inventando termini per adattare la lingua alla vita, badando al sodo. La necessità di comunicare cozza con la segretezza che stili di vita al limite (e anche oltre) della legalità impone. Per non essere compresi dalle Autorità in Cae de Oro si parlava l’amaro o ʒèrego ed è questo “dialetto nel dialetto” da riscoprire a rendere fondamentale il lavoro di Dario Tesser.
L’autore trevigiano ha scelto di attingere principalmente al dialetto parlato nella parrocchia del Duomo; inoltre, nel suo dizionario ha voluto includere e confrontare numerosi detti e vocaboli che dall’amaro sono nati e ancora oggi serpeggiano nei modi di dire dei trevigiani.
L’amaro però permea ed è permeato da termini presenti anche in altre misere realtà: la piccola malavita, il suo modo di vivere, di parlare e di sentire travalica i confini cittadini in una specie di internazionale del piccolo crimine. Sono termini utilizzati spesso senza sapere nulla della loro origine malavitosa, in quanto su quelle radici è stato scritto molto poco, eppure si tratta di un frammento portante di ogni storia locale.
L’opera di Dario Tesser, nel contempo, cerca di codificare alcune dizioni controverse delle lettere S ed L.
Ad introdurre il lavoro, poi, un interessante saggio di Gian Domenico Mazzocato, uno dei più noti e apprezzati scrittori veneti dell'ultima generazione, nonché grande amico di Tesser.
Con questo dizionario, Dario Tesser si propone di fare sì che il dialetto trevigiano, in tutte le sue sfumature e variazioni, possa essere tramandato, protetto e, magari, riscoperto anche dalle nuove generazioni. Perché ogni dialetto racconta una storia, e la storia di Treviso merita di essere ricordata, parola dopo parola.
Nato nel 1941, laureato in Scienze Politiche, Tesser è giornalista pubblicista e ha collaborato con numerosi quotidiani e periodici, e ha ricoperto il ruolo di primo direttore responsabile per “Il Pungolo”, un periodico di critica socio-politica dalla vita breve ma intensa.
Sin dal suo debutto letterario, avvenuto nel 1977 con la raccolta di liriche Umanamore, Tesser ha mostrato una profonda sensibilità per i temi della cultura popolare, dell’identità territoriale e del rapporto con le radici.
L’amore per il dialetto trevigiano e il ricordo di quel linguaggio un tempo pulsante della Cae de Oro, l’antico e intricato quartiere popolare di Treviso, sono diventati la forza motrice di questo progetto.
Numero pagine: 192
Formato: 14x21 cm
Prezzo (in abbinata): € 9,90
In edicola da: 10/12/2024