I jihadisti stanno incalzando con gli attacchi in Siria, per rovesciare il governo di Bashar Al Assad. La città di Suwayda e la zona di Daraa sono cadute nelle mani dei ribelli islamici e Paesi come la Giordania, hanno richiesto ai connazionali di lasciare il territorio siriano “prima possibile”. L’Iran ha smentito le sue notizie di allontanamento, dichiarando che l’ambasciata a Damasco è operativa, mentre Israele ha schierato le proprie truppe nel Golan al confine siriano. Cadono vittime dell’offensiva fondamentalista musulmana anche i civili: secondo gli ultimi report sarebbero 28 i morti innocenti tra donne e bambini. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani ha detto che «la situazione dei nostri concittadini è sotto controllo», anche se la Siria sta vivendo momenti di «grande incertezza».
«La prima preoccupazione dell’Italia e del governo è tutelare la sicurezza dei 300 concittadini che vivono in Siria», ha spiegato il ministro. Che ha poi aggiunto come «al momento non ci sono preoccupazioni, alcuni sono riusciti a lasciare il Paese, alcuni sono in Giordania, alcuni sono in Libano, tutti sono in contatto con la nostra ambasciata a Damasco». Tajani ha poi continuato il proprio discorso rassicurando la popolazione italiana sul posto, attestando che «c’è massima disponibilità a coinvolgere gli italiani che lo desiderano nei convogli delle Nazioni Unite per lasciare la Siria». Il titolare del dicastero degli Esteri ha poi evidenziato che «tutti gli italiani sanno che l’ambasciata è pronta a organizzare l’evacuazione dei nostri concittadini in Siria verso il Libano e la Giordania», poiché già si sono verificate richieste in tal senso e chi deciderà di lasciare il Paese potrà farlo in sicurezza secondo le sue parole.
Il vicepremier Tajani ha dichiarato anche di aver «informato in maniera dettagliata il presidente del Consiglio Meloni sull’evoluzione della situazione in Siria e dell’intera area», aggiungendo di averle fornito dettagli sulla riunione alla Farnesina «a partire dal colloquio con l’ambasciatore in Siria, e compreso quello con l’ambasciatore a Mosca e in Turchia, per avere una valutazione complessiva della situazione, anche dal punto di vista politico». Tajani si è poi augurato che attraverso il dialogo politico a Doha si arrivi ad una “soluzione politica” in cui anche l’Italia è impegnata e secondo le sue parole «il rischio che tutti paventano è quello di una crisi umanitaria, un collasso migratorio che provocherebbe problemi nei Paesi vicini. Ma non solo».
Lo scenario rischia di far sprofondare sempre di più la regione araba, tanto che dal Libano Hezbollah sostiene di aver inviato 2000 soldati per difendere Damasco. Mentre l’esercito israeliano annuncia in una nota che «il rafforzamento delle truppe consentirà di aumentare le difese nella zona e di prepararle per vari scenari». Il pericolo di uno scontro tra Idf e milizie sciite libanesi in Siria non è da sottovalutare, non solo a livello bellico. Ma anche politico. Nel frattempo l’Onu sta ritirando il personale, ma continuerà a sostenere ugualmente il popolo siriano. Il primo ministro del Qatar Al Thani è convinto che Assad «non ha colto l’opportunità di riconciliarsi con il suo popolo», e per questo «la situazione attuale in Siria era prevista». L’obiettivo dei jihadisti rimane la capitale siriana, tanto che il comandante dei jihadisti, Hassan Abdel Ghani ha ribadito che «l’avanzata verso Damasco continua».
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