Un’accelerazione alla strategia per rimuovere le connessioni alla rete vecchie e desuete, con il rischio di un ulteriore salasso per tutti quegli italiani che hanno ancora – spesso perché non raggiunti da una connettività di ultima generazione – potuto migrare la propria connessione a internet verso la fibra e la banda ultra-larga. L’emendamento presentato da un deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Carmine Raimondo, sullo switch-off per le connessioni in rame potrebbe provocare un vero e proprio caos, sia per le tempistiche che per quel che riguarda l’aumento delle tariffe nei confronti dei cittadini.
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Fino a questo momento, la legge di Bilancio per il 2025 aveva dedicato solamente un piccolo articolo all’implementazione del piano per la banda ultra-larga. Nello specifico, il testo ufficiale (quello bollinato e in attesa del voto del Parlamento entro il 31 dicembre) ne parla all’articolo 76 in questi termini:
«Al fine di permettere il completamento degli interventi concernenti le concessioni aventi ad oggetto la progettazione, costruzione e gestione di una infrastruttura passiva a banda ultra larga nelle zone bianche del territorio nazionale, con decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, possono essere concessi contributi fino a 220 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2027 al 2029 sulla base di motivate esigenze rappresentate dal soggetto attuatore. Eventuali risorse eccedenti l’effettivo fabbisogno sono versate all’entrata del bilancio dello Stato e restano acquisite».
Si parla, dunque, esclusivamente di soldi sotto forma di contributi. Nessun altro riferimento sullo stato di avanzamento dei lavori o eventuali piani di dismissione delle vecchie reti che utilizzano collegamenti e tecnologie desuete rispetto alle potenzialità della fibra.
Ma un emendamento, piuttosto corposo, presentato da Fratelli d’Italia (a firma del deputato Fabio Carmine Raimondo) va a parlare direttamente dello switch-off connessioni in rame nel nostro Paese. E non si tratta solamente di questo aumento del prezzo del 10% – che ricadrà direttamente sulle bollette dei cittadini che utilizzano reti ADSL e (presumibilmente, visto che non vi è alcuna specifica o eccezioni) reti miste rame -, ma anche di una forte accelerazione del piano per portare alla dismissione totale di questa tipologia di reti. L’emendamento, il numero 76.07, infatti, sostiene che l’articolo 76 della legge di Bilancio debba essere modificato. In particolare, concentriamoci sugli ultimi due commi:
Dunque, qualora fosse approvato in Commissione e in Parlamento, a partire dal 1° gennaio del prossimo anno, i prezzi per i servizi in rame cresceranno del 10% e questo aumento andrà inevitabilmente a colpire le bollette di chi ha (e non sempre per propria scelta, visto che la connettività ad alta velocità in Italia è ancora un lusso per pochi, non avendo ancora risolto i problemi delle cosiddette “aree grigie” e “aree nere”) ancora una connessione basata sul rame come l’ADSL.
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