Due indizi possono fare una prova? Il fatto che nei mesi scorsi Elon Musk si sia proposto al Ministro delle Imprese e del Made in Italy come soluzione per la copertura delle cosiddette “aree grigie” per l’avanzamento del piano “Italia 1 gigabit” previsto dal PNRR è il primo. Il fatto che il governo stesso – attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio 2025 presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Fabio Carmine Raimondo – sembra avere intenzione di accelerare la dismissione delle connessioni in rame (che raggiungono parte delle zone non ancora coperte dalla fibra) è il secondo. Insomma, a pensar male si potrebbe quasi certificare il sillogismo che collega quella che – a tutti gli effetti – è una “tassa su ADSL” a carico (di riflesso) dei cittadini al tentativo di tirare la volata all’arrivo in pianta stabile di Starlink in Italia.
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Proprio nei giorni del marasma legato a Sogei, lo stesso sottosegretario con delega all’innovazione Alessio Butti ha parlato del possibile utilizzo dei servizi offerti da Starlink per portare avanti i lavoro del “piano 1 Gigabit” nelle cosiddette “aree grigie” del Paese, quelle in cui non è ancora arrivata la connessione attraverso la fibra. Dunque, pare evidente che il governo italiano stia cercando delle soluzioni alternative per portate la connettività in quelle zone in cui i lavoro di ammodernamento delle reti – Open Fiber e Fibercop – stanno trovando “difficoltà” nel portare avanti i lavori. Lo stesso Butti, in un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore lo scorso 15 ottobre, ha spiegato:
«Visti i ritardi degli operatori, il Governo sta esplorando opzioni che possano contribuire a garantire connettività nell’immediato. Con riferimento alle aree più remote, stiamo valutando con Starlink e altri operatori l’integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti. Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune Regioni italiane – del Nord, del Centro e del Sud – per sperimentare la fornitura di un “servizio space-based” rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri».
Dunque, le interlocuzioni erano già in corso prima del mese di ottobre. E ora il caso ha voluto che un esponente del primo partito di governo proponesse un emendamento alla legge di Bilancio che, di fatto, potrebbe avere l’effetto immediato di una svolta nell’utilizzo delle connessioni satellitari di Starlink in Italia.
Un sillogismo troppo frettoloso. Non proprio. Da mesi gli esponenti della maggioranza di governo hanno aperto le danze all’esaltazione di Elon Musk, partendo dal personaggio-imprenditore fino ad arrivare ai riferimenti (e, come detto da Butti, alle interlocuzioni ufficiali) per far entrare Starlink nel grande calderone della copertura delle aree grigie del nostro Paese. Di certo c’è solo un aspetto: gli italiani che vedranno crescere la propria bolletta a causa della “tassa su ADSL” potrebbero cercare nuove soluzioni. E se quella disponibile fosse solamente – come lo è, allo stato attuale – quella di Elon Musk, per l’azienda dell’uomo più ricco del mondo ci sarebbe un vantaggio competitivo senza concorrenza.
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